NON SI BATTE COSÌ L’EMERGENZA
C’è chi apre i mercati e chi li chiude, chi vieta alle pasticcerie di produrre i dolci e chi vuole programmare l’apertura delle spiagge. C’è chi fa ripartire le librerie, chi si rifiuta, chi ne posticipa il ritorno in attività. Dopo il decreto firmato dal premier Giuseppe Conte i governatori decidono di andare in ordine sparso.
Mentre nella lotta al coronavirus la Lombardia, l’emilia-romagna e la Campania scelgono la linea dura, il Veneto e la Liguria preferiscono allentare i divieti. Appare ormai scontato che la «fase 2» dovrà tenere conto delle diverse situazioni di contagio e prevedere una ripresa diversificata per zone, per fasce di età e per tipologie di lavoratori. Ma adesso appare davvero troppo presto per scegliere ognuno il proprio percorso. Anche perché le diverse ordinanze non appaiono dettate da reali ragioni legate al territorio, ma più che altro dalla sensibilità personale o politica di questo o quel presidente. Senza contare che è proibito spostarsi da una Regione all’altra, però chi ha comprovati motivi di lavoro e familiari può farlo. Si muovono migliaia di persone e di fronte a misure diversificate aumenta il rischio di trasmissione del Covid-19. L’italia sta affrontando una prova difficilissima, i cittadini hanno mostrato di essere disponibili a fare enormi sacrifici pur di uscire dall’emergenza. Stanno pagando un prezzo davvero alto — economico e psicologico — per questa pandemia e hanno bisogno di certezze, devono sapere che i divieti sono tutti indispensabili. Ecco perché è necessario parlare ancora con una sola voce, tenere tutti le stesse regole e gli stessi comportamenti. Ecco perché è fondamentale mantenere un unico codice fino a quando non si entrerà in una nuova fase. Per dare certezza e per affrontare insieme quel tratto di strada che manca per raggiungere il traguardo.