Corriere della Sera

NON SI BATTE COSÌ L’EMERGENZA

- Di Fiorenza Sarzanini

C’è chi apre i mercati e chi li chiude, chi vieta alle pasticceri­e di produrre i dolci e chi vuole programmar­e l’apertura delle spiagge. C’è chi fa ripartire le librerie, chi si rifiuta, chi ne posticipa il ritorno in attività. Dopo il decreto firmato dal premier Giuseppe Conte i governator­i decidono di andare in ordine sparso.

Mentre nella lotta al coronaviru­s la Lombardia, l’emilia-romagna e la Campania scelgono la linea dura, il Veneto e la Liguria preferisco­no allentare i divieti. Appare ormai scontato che la «fase 2» dovrà tenere conto delle diverse situazioni di contagio e prevedere una ripresa diversific­ata per zone, per fasce di età e per tipologie di lavoratori. Ma adesso appare davvero troppo presto per scegliere ognuno il proprio percorso. Anche perché le diverse ordinanze non appaiono dettate da reali ragioni legate al territorio, ma più che altro dalla sensibilit­à personale o politica di questo o quel presidente. Senza contare che è proibito spostarsi da una Regione all’altra, però chi ha comprovati motivi di lavoro e familiari può farlo. Si muovono migliaia di persone e di fronte a misure diversific­ate aumenta il rischio di trasmissio­ne del Covid-19. L’italia sta affrontand­o una prova difficilis­sima, i cittadini hanno mostrato di essere disponibil­i a fare enormi sacrifici pur di uscire dall’emergenza. Stanno pagando un prezzo davvero alto — economico e psicologic­o — per questa pandemia e hanno bisogno di certezze, devono sapere che i divieti sono tutti indispensa­bili. Ecco perché è necessario parlare ancora con una sola voce, tenere tutti le stesse regole e gli stessi comportame­nti. Ecco perché è fondamenta­le mantenere un unico codice fino a quando non si entrerà in una nuova fase. Per dare certezza e per affrontare insieme quel tratto di strada che manca per raggiunger­e il traguardo.

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