Corriere della Sera

«Io, da medico a malato»

In un giorno 566 decessi, 280 solo in Lombardia Il contagio torna a rallentare: 3.153 i nuovi casi (+2%) In crescita i ricoveri, ma diminuisco­no i pazienti gravi

- di Sergio Harari

ROMA Torna a scendere la percentual­e di crescita del contagio. Dopo le oscillazio­ni dei giorni scorsi, con risalite fino al 3%, e anche di più, ieri era di nuovo in ribasso: 2%. «Si consolida la discesa — ha commentato Gianni Rezza dell’istituto superiore di sanità —. Ma non dimentichi­amoci che siamo ancora nella fase 1. Per ora non c’è che da stare a guardare i numeri, fra tre settimane avremo basi più solide su cui costruire ipotesi e modalità di riapertura».

I contagiati, o almeno quelli che possiamo registrare come tali perché sottoposti a tampone con esito positivo, sono 159.516, 3.153 in più rispetto a domenica, per una crescita, appunto, del 2 %; 1.224 in più i guariti (totale 35.435), in calo per il decimo giorno i pazienti in terapia intensiva (-83) mentre aumentano i ricoverati, 176, e, purtroppo, i morti (566), che portano il numero complessiv­o a 20.465.

Oltre 20 mila morti in un mese e mezzo: questo è il bilancio italiano della maledetta guerra che il virus ha ingaggiato con l’uomo. Pasqua è passata ma lo scenario, di fatto, pur se in moderato migliorame­nto non cambia. E la tenuta psicologic­a dell’italia è messa a dura prova. Lo si capisce dalle domande al capo della Protezione civile Borrelli e al dottor Rezza. Sono tutte sulla fase 2 e sui morti. Come sarà? Come dovremo comportarc­i? Perché si muore ancora così tanto? E le risposte sono tutte uguali: «Non dobbiamo abbassare la guardia», «se molliamo, l’infezione riprende a correre», «il virus circola e continuerà a circolare»,«ci vorrà molto tempo per tornare a una vita normale».

C’è da essere cautamente ottimisti, sia chiaro, dice Rezza. Ma «non arriveremo a contagi zero, la curva sta scendendo, senza un intervento di contenimen­to saremmo su ben altri numeri».

La risposta più difficile da digerire è però quella sui decessi. Si continua a morire, anche con minore pressione sulle terapie intensive. E purtroppo quel numero «sarà l’ultimo a scendere — ha detto Rezza —. I morti che contiamo oggi si riferiscon­o a persone che hanno contratto il virus oltre un mese fa e che hanno combattuto una battaglia durata a volte anche un mese». Per i contagiati, che poi non sono «nuovi», dice Rezza ma sono persone che si sono infettate 15-20 giorni fa», vale lo stesso ragionamen­to. Più stiamo in isolamento più vedremo nel tempo i risultati, sia in termini di contagi sia in termini di decessi. Ma sono risultati lenti.

A Milano l’allarme resta elevato perché in città e nella provincia il dato resta alto. Ma non è riferito a una maggiore circolazio­ne delle persone di due o tre giorni fa . Si riferisce ad almeno tre settimane fa. Ecco perché l’assessore Gallera è preoccupat­o. Se ieri i contagiati a Milano e provincia erano 296 in più, e se , dice Gallera, «ho sentito sui social che c’è rabbia, si dice che c’è troppa gente che si muove, e avete perfettame­nte ragione», che cosa accadrà fra tre settimane, alla vigilia della fase 2? Ancora alto in Lombardia ieri anche il numero dei morti: 280 in 24 ore.

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