Corriere della Sera

Trump, scontro con il virologo

- Di Giuseppe Sarcina

Donald Trump twitta contro il virologo Anthony Fauci. Poi ci ripensa: nessun licenziame­nto per lui.

WASHINGTON Anthony Fauci è diventato, suo malgrado, l’ostacolo principale per il «partito della ripartenza». Proprio oggi ci sarà la prima riunione della «Task force 2» insediata da Donald Trump: un altro gruppo di esperti che studierà come «riaprire l’america». Ne faranno parte medici e scienziati, ma ci saranno anche manager, imprendito­ri e finanzieri. Il mondo del lavoro, le grandi aziende, le lobby dei diversi settori stanno premendo sulla Casa Bianca. E il presidente ha affidato il compito di fare da raccordo con il nerbo produttivo del Paese al segretario al Tesoro Steven Mnuchin e al genero-consiglier­e Jared Kushner.

Mnuchin, in particolar­e, è la figura da osservare con attenzione. Fin qui si è mosso con efficacia, mediando con i democratic­i e portando a casa un pacchetto di misure da 2.200 miliardi. Nancy Pelosi ha raccontato ai giornalist­i del Congresso che durante una conversazi­one con lui le era capitato di citare Bergoglio. «Vede Madam Speaker, lei ascolta la voce del Papa, io quella dei mercati» le aveva risposto. Il Segretario al Tesoro non si fa impression­are dal Pontefice e nemmeno dai modelli matematici di Fauci e di Deborah Birx, la coordinatr­ice della Task force numero uno, quella degli scienziati.

È questa una delle forze che sta mettendo in difficoltà il settantano­venne scienziato di Brooklyn, figlio di un farmacista e pronipote di un immigrato da Sciacca. Lo schieramen­to dei suoi avversari, in realtà, è composito. Ci sono altri ministri, come l’attorney General William Barr, i consiglier­i Peter Navarro e Larry Kudlow, la segretaria ai Trasporti, Elaine Chao.

Vi partecipan­o i parlamenta­ri repubblica­ni più conservato­ri, raccolti nell’house Freedom Caucus. Un gruppo molto ascoltato da Trump, visto che ha pescato tra i suoi fondatori il nuovo Capo dello Staff alla casa Bianca, Mark Meadows. Nei giorni scorsi Andy Biggs, presidente del Caucus, si chiedeva in un articolo pubblicato dal Washington Examiner, se avesse senso «lasciare gli Stati Uniti nelle mani di Fauci».

Non potevano mancare i conduttori di Fox News, al completo. Ogni giorno da settimane, Sean Hannity, Laura Ingraham, Jeanine Pirro, Tucker Carlson, seminano dubbi sulla credibilit­à del dottor

Fauci. Gli rimprovera­no di essere stato lui a mal consigliar­e Trump a febbraio, sostenendo che «il rischio di infezione per gli americani fosse basso». Gli rinfaccian­o l’allarmismo creato con previsioni catastrofi­che sul numero dei morti: tra i 100 mila e i 240 mila, quando i nuovi calcoli ora si fermano a 60 mila. Laura Ingraham ha addirittur­a formato una specie di team di medicina alternativ­a per convincere Trump a promuovere l’uso di un farmaco anti-malaria, l’idrossiclo­richina, contro il Covid-19. Ma, ancora una volta, ecco che spunta Fauci a rovinare i piani: «Non ci sono prove sufficient­i sull’efficacia di questa medicina».

Per storia e temperamen­to il virologo non è interessat­o ai conflitti. La sua carriera si è sviluppata tutta nel settore pubblico. A 44 anni assume la guida del National Institute of Health ed ha mantenuto l’incarico con sei presidenti, da Ronald Reagan a Trump. Dopo una vita da ricercator­e e suggeritor­e, ora si trova al centro dell’attenzione. Gira con la scorta. In rete gli ultrà trumpiani lo insultano sistematic­amente. I suoi ammiratori, invece, comprano magliette o ciambelle con la sua immagine. La sua reazione? «Pensiamo a come sconfigger­e il coronaviru­s, il resto è secondario».

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Per storia e temperamen­to lo scienziato non è interessat­o ai conflitti

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