Macron indica la fase due: «Fermi fino all’11 maggio Quindi apriremo le scuole»
però finora «non sono stati pagati in modo adeguato», ha riconosciuto.
«Usciamo dai sentieri battuti, dalle ideologie. Dobbiamo re-inventarci, io per primo», ha detto il presidente, che non ha esitato a riconoscere errori e lacune nella politica passata e nella lotta contro l’epidemia, promettendo di porre rimedio.
Macron ha preso la parola qualche minuto dopo le 20, per rispettare l’applauso che ogni sera a quell’ora i francesi rivolgono al personale degli ospedali, e poi ha parlato per circa mezz’ora. Il presidente ha accantonato i toni marziali usati all’inizio della crisi — «siamo in guerra», aveva ripetuto più volte — per mostrarsi più caldo e vicino ai cittadini, ringraziandoli per l’impegno con il quale hanno affrontato questo primo mese di confinement.
Nei giorni scorsi il ministro dell’interno Christophe Castaner e soprattutto il prefetto di Parigi Didier Lallement avevano usato talvolta toni da padri severi per bacchettare i connazionali «indisciplinati». Macron invece ha sottolineato che il Paese è stato all’altezza del momento rispettando le regole, e ha chiesto ancora uno sforzo per non vanificare la fatica sopportata nelle ultime settimane.
«Il virus ha aspetti misteriosi», «non abbiamo una risposta definitiva», ha riconosciuto Macron, ammettendo che la scienza — e quindi il governo — ignorano molto di come affrontare il Covid-19, che in Francia ha fatto circa 15 mila vittime. «Ma le tenteremo tutte, quanto alla terapia e ai vaccini, e investiremo ancora di più nella ricerca».
Il presidente ha poi prefigurato un dopo-epidemia, evocando un ritorno in Francia e in Europa della produzione industriale strategica dopo gli eccessi di delocalizzazioni. Promesse da mettere alla prova dei fatti, certo, ma a Macron va riconosciuto il merito di avere saputo indicare una via.