Corriere della Sera

Riccardo Muti: niente bollettini Studio Beethoven e vesto sportivo

Il direttore d’orchestra è a Ravenna con sua moglie Cristina: «Siamo ligi alle norme, tuttavia mi sento agli arresti domiciliar­i, come tutti d’altronde»

- di Valerio Cappelli

«Voglio avere certezza di ciò che si fa, non di ciò che si farà. Non voglio sentir parlare del futuro. È pieno di persone che non sanno come risolvere la giornata e dare da mangiare ai propri figli. Nella mia lunga vita, una cosa del genere non solo non l’ho mai sperimenta­ta ma nemmeno immaginata. Viviamo un film di fantascien­za», dice Riccardo Muti.

Che cosa vede dalla sua casa di Ravenna?

«Persiane abbassate, come se il virus potesse entrare dalle finestre. C’è un silenzio quasi di morte, cimiterial­e. Io Pasqua l’ho sempre passata a Molfetta, dove da ragazzino vedevo le procession­i del venerdì Santo, molto radicate al Sud (accompagna­te dalla Banda, che furono le mie prime lezioni di musica): da secoli non si erano mai fermate, neanche in tempi di guerra».

Abituato a girare il mondo, si sente come un leone in gabbia?

«Semmai un uomo in gabbia. Mi sento agli arresti domiciliar­i, come tutti. Con mia moglie Cristina, siamo ligi alle norme. Però un conto è decidere di stare a casa perché ti vuoi riposare, altro conto è una (giusta) imposizion­e».

Presto sarà estate.

«Pensate a una famiglia che vive in 70-80 metri quadrati… Ma penso anche a milioni di persone che non riescono a comprare il necessario per vivere, ai miei ragazzi dell’orchestra Cherubini. I teatri sono chiusi, la musica si è fermata e loro, il meglio prodotto dai Conservato­ri, non guadagnano un euro. Eppure hanno trovato il coraggio e la volontà di suonare e trasmetter­e messaggi musicali sul web dalle proprie abitazioni».

Segue il bollettino quotidiano sul virus?

«Non più, ogni giorno ci dicono che i dati da una parte migliorano, dall’altra peggiorano. E non capisco un accidente, non sono Einstein ma nemmeno lo scemo del villaggio. Mi viene il dubbio che questa confusione aiuti qualcuno, non so chi sia. Troppi medici dicono cose contrastan­ti. In tv vedo documentar­i. Mancano, nei programmi Rai, grandi registi trascurati, Germi, Pietrangel­i, Rossellini, Bergman. A Pasqua hanno trasmesso film su Gesù in tutte le salse, e Ben Hur che conosciamo a memoria».

Cosa ci vorrebbe?

«Più fantasia e meno pigrizia, e poi quei continui appelli a lavarsi le mani,legittimi per carità, ma… la tv tratta gli italiani come sottosvilu­ppati. Quando sono all’estero vedo solo notizie negative su di noi. Invece abbiamo gli scienziati, gli artisti. E i medici straordina­ri che abbiamo conosciuto di questo periodo...».

La musica c’è in tv?

«Perché non si approfitta per trasmetter­e più musica, a parte Rai 5 che fa un lavoro egregio? Danno concerti in piazze vuote che spacciano per grande musica qualcosa che non lo è affatto. In un periodo in cui siamo costretti in casa a guardare più tv, i risultati li hanno comunque e potrebbero fregarsene dell’audience. Invece ti propinano Alien, fa aumentare la depression­e che esploderà se ci diranno che non potremo andare al mare».

Si tiene in esercizio fisico?

«Potrei fare le scale ma preferisco quelle del pianoforte. Vesto sportivo, in pullover, niente tuta. Passo molte ore a studiare la Missa Solemnis di Beethoven con cui a settembre dovrei aprire la stagione a Chicago. È il trionfo del contrappun­to (che condiziona con le sue regole e maglie), proteso all’espression­e, in un’aderenza totale di testo e musica. Il risultato è un contrappun­to trasfigura­to, raggiunge una sfera metafisica che provoca sgomento».

L’inno alla gioia di Beethoven è diventato l’inno della Ue. Abbiamo avuto aiuti sanitari da Albania, Cuba, Russia, qualcosa dagli Stati Uniti...

«Beethoven, che significa libertà, nella Nona Sinfonia dice che siamo tutti fratelli. Invece alcune nazioni europee pensano che l’italia sia un dio minore. Mi sono indignato quando ci hanno dato dei lestofanti, dopo tutti i nostri aiuti dati all’europa, che non avrebbe sviluppato la cultura che ha, senza di noi».

È pessimista, ottimista?

«Uno scossone di questo genere porterà a un adattament­o a una situazione diversa. Non sto a pensare se ne usciremo migliori, e non penso al futuro ma all’oggi. C’è bisogno di soluzioni perché le persone indigenti possano vivere. Non sopporto i politici che pontifican­o, illudono; spero non pensino alla musica come a qualcosa di cui si può fare a meno. Monsignor Ravasi mi ha citato uno scritto di Cassiodoro, il politico e storico romano: Se continuiam­o a commettere ingiustizi­e, Dio ci toglierà la musica».

Maestro, si parla di concerti con l’orchestra in platea e il pubblico nei palchi.

«No, sarebbero per pochi privilegia­ti, meglio in streaming. Altra cosa: le città erano imbrattate, le statue mutilate; non si può far niente, dicevano. Gli elicotteri della polizia, per sorvegliar­e che stiamo a casa, come se fossimo un popolo di malfattori, dimostrano che quando si vuole le cose si fanno».

Pensa che potrà dirigere il concerto di Capodanno a Vienna, con i suoi tanti significat­i beneaugura­nti?

«Sarebbe bello poter dire è tornato tutto come prima e brindare. Io sento che il vaccino lo troverà uno scienziato italiano. Spero che si torni a una vita normale. Ma, come dice Eduardo de Filippo, adda passà ‘a nuttata».

Per la verità non sto a riflettere troppo se ne usciremo migliori, e non penso al futuro ma all’oggi

Non sopporto i politici che pontifican­o E spero che non pensino che si possa fare a meno della musica

 ??  ?? Spartito Riccardo Muti è nato a Napoli nel 1941. La sua carriera internazio­nale è cominciata nel 1968 come direttore musicale del Maggio Musicale, ha ricoperto lo stesso incarico alla Scala, dal 1986 al 2005. Altri incarichi a Londra e a Filadelfia. Nel 2004 ha fondato l’orchestra «Cherubini»
Spartito Riccardo Muti è nato a Napoli nel 1941. La sua carriera internazio­nale è cominciata nel 1968 come direttore musicale del Maggio Musicale, ha ricoperto lo stesso incarico alla Scala, dal 1986 al 2005. Altri incarichi a Londra e a Filadelfia. Nel 2004 ha fondato l’orchestra «Cherubini»

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