Corriere della Sera

Migranti, sos dal barcone alla deriva «Affondiamo, molti sono già morti»

Soccorsi in 47, ma ci sarebbero 55 dispersi. Quarantena su una nave per i 156 della Alan Kurdi

- di Felice Cavallaro

Ignorando i rischi legati al coronaviru­s, decisi comunque a lasciarsi Libia, sevizie e fame alle spalle, si imbarcano a centinaia sui gommoni diretti verso le coste siciliane. Mentre l’italia chiude ai migranti, classifica­ndo non più sicuri i suoi porti, come fa anche Malta. E dalla vigilia di Pasqua è un continuo allarme per diverse imbarcazio­ni alla deriva, mentre si decide di inviare a Trapani la prima nave-quarantena per isolare i 156 disperati salvati dalla Alan Kurdi, ancora alla fonda.

Qualcuno ce la fa ad approdare a Lampedusa, Pozzallo e Portopalo su barchini stipati di disperati. Ma nel giorno di Pasquetta, dirompente, è echeggiato da un punto imprecisat­o del Mediterran­eo l’audio di una telefonata raccolta da «Alarm phone» con la voce angosciata di una donna di appena 21 anni che implora: «Aiutateci, stiamo affondando. Sono incinta, non sto bene. Mia figlia di 7 anni è malata. Non abbiamo cibo né acqua. Non arriva nessuno. Le persone stanno morendo...». Parla anche un uomo, affannato: «Ci sono due morti, aspettiamo da quattro giorni, ci sono bambini svenuti, abbiamo bisogno di aiuto subito...».

La concitata conversazi­one con l’operatore del servizio telefonico dedicato ai migranti in difficoltà lascia immaginare decine di poveri cristi dispersi nelle acque del Mediterran­eo: «Non possiamo aspettare ancora, aiutateci per favore». Appello captato dalla «Aita Mari», la nave che riesce a salvare un gruppo di 47 persone, ma senza traccia delle altre, almeno 55.

Un drammatico racconto che s’è fatto largo fra le notizie sul virus e sulla Pasquetta in casa, mentre per fortuna veniva smentita l’ipotesi di un naufragio dopo l’avvistamen­to di un gommone alla deriva, ripreso da un velivolo di Frontex. Lo assicura la Guardia costiera parlando di un canotto afflosciat­o senza motore, abbandonat­o dopo l’intervento di una motovedett­a libica che avrebbe soccorso decine di migranti.

Una rassicuraz­ione che segue l’ansia per altre barche fantasma salpate col bel tempo. In 77 sono arrivati ieri mattina a Portopalo, sotto Siracusa. Altri 101 a Pozzallo, in provincia di Ragusa, trasferiti a Comiso perché all’hot spot c’è pure un ragazzo egiziano di 15 anni risultato positivo al virus. È la ragione per cui il governo, come precisa il viceminist­ro dell’interno Matteo Mauri, ha deciso di inviare la nave quarantena a Trapani, già chiesta dal presidente della Regione Nello Musumeci.

E questo vorrebbero tanti sindaci di frontiera, a cominciare da Salvatore Martello a Lampedusa e da Ida Carmina a Porto Empedocle, stufi di ospitare «migranti a passeggio per la città, come denunciano tanti abitanti.

Tema che innesta anche dure polemiche. Da una parte la protesta della Ong Mediterran­ea («A decine lasciati morire in mare»). Come quelle di Matteo Orfini (Pd), critico con l’esecutivo per la chiusura dei porti definita «inaccettab­ile», e del capogruppo di Italia viva al Senato Davide Faraone: «Se il governo non risponde a chi chiede aiuto mi vergogno di sostenerlo. Non si finge di non sentire, non si voltano le spalle».

Dall’altra parte, il leader della Lega Matteo Salvini che sui social posta foto di esponenti PD-M5S: «Grillini e sinistra sos migranti vogliono porti aperti». In linea con Giorgia Meloni: «Italiani rinchiusi in casa mentre i migranti circolano...». Immediata la replica di Nicola Fratoianni: «Orgoglioso se accusato di umanità».

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