Corriere della Sera

Storico accordo: l’offerta Opec+ calerà del 10%. Il tweet di Trump

- Stefano Agnoli

Il momento finale della guerra del petrolio è arrivato quando da Villahermo­sa, città petrolifer­a del Messico, la ministra Rocio Nahle ha chiesto, collegata in videoconfe­renza con Riad e altri 18 Paesi, se l’arabia Saudita intendesse approvare i termini dell’accordo da lei appena accettati. Il sì del principe Abdulaziz bin Salman, ripreso e rilanciato dalle television­i è stato immediato. E così, in pochi attimi, l’opec+, il cartello allargato dei Paesi produttori, è risorto dopo il fallimento e il suo crollo dei primi giorni di marzo. Era rimasto solo il Messico, negli ultimi 4 giorni di trattativa serrata, a mantenere

Il cartello

● L’opec è l’organizzaz­ione dei Paesi produttori, fondata nel 1960. Oggi riunisce 14 Stati

● L’opec+ è il cartello allargato ad altri 10 Paesi, tra cui la Russia. Gli Usa non fanno parte di alcun accordo delle riserve. Sciolta anche questa resistenza, grazie alla telefonata dell’iperattivo presidente Usa Donald Trump al suo omologo messicano, Andres Manuel Lopez Obrador, l’ultima tessera del maggior accordo petrolifer­o della storia Opec si è sistemata. E così, per contrastar­e il crollo dei prezzi del barile causato dal venire meno della domanda a causa della pandemia e della dissoluzio­ne delle precedenti intese, ora i Paesi Opec+ si sono impegnati a tagli di offerta di 10 milioni di barili al giorno sui circa 100 totali. Ad essi vanno aggiunte le perdite e i cali involontar­i a cui sono soggetti nella situazione generale anche altri Paesi fuori dal perimetro Opec+, come gli Usa (che restano il primo produttore al mondo), il Canada e il Brasile. Secondo alcuni calcoli e stime che includono il venir meno di altre produzioni come quelle iraniana, libica e venezuelan­a, alcuni rappresent­anti del cartello hanno lasciato intendere che alla fine il totale dei tagli potrebbe arrivare a 20 milioni di barili al giorno.

Una versione che il presidente americano ha subito fatta sua con un tweet: «Essendo stato coinvolto, per usare un eufemismo, nei negoziati — ha scritto @realdonald­trump sul social

Il momento finale dell’accordo tra i Paesi produttori di petrolio. A destra nella foto il desk del ministero dell’energia dell’arabia Saudita che ha condotto da Riad il G20 network — la cifra che l’opec+ sta cercando di tagliare è di 20 milioni di barili al giorno, non i 10 milioni che vengono generalmen­te citati». Una precisazio­ne che ha spinto momentanea­mente all’insù i prezzi del barile, che tuttavia non sono risaliti come ci si sarebbe potuti aspettare: il Nymex ha guadagnato circa il 2% sopra 23 dollari mentre il Brent ha rivisto quota 32 dollari salendo dell’1,7%.

A pesare sono ancora molte incertezze. La reale portata dell’accordo, visto che i produttori Usa rispondono solo al mercato e non ai desiderata dell’amministra­zione; il protrarsi della crisi della domanda, che potrebbe superare quota 20%; l’accumulazi­one delle scorte, che in queste settimane hanno riempito gli stoccaggi.

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