Calcio, dica 33
Previsto l’allentamento delle misure ma restano le difficoltà
«Fosse per me non darei parere favorevole». Giovanni Rezza, responsabile del reparto malattie infettive dell’istituto Superiore della Sanità, ingrossa il partito degli scettici sulla ripartenza del calcio. «È uno sport di contatto e il contatto può favorire la circolazione del virus. Anche l’ipotesi di test ripetuti mi sembra un po’ tirata», aggiunge l’epidemiologo durante la giornaliera conferenza stampa della protezione civile. Rezza aspetterebbe settembre e per adesso il campionato lo lascerebbe chiuso: «Il mio è solo un parere anche se credo che il Comitato scientifico sarebbe d’accordo con me. Ma è chiaro che a decidere sarà il governo».
Parole che assomigliano a una sentenza e accendono il dibattito. Urbano Cairo, presidente del Torino e di Rcs, sta dalla parte dell’infettivologo. «Ha campionato ragione, a fine riprendere maggio il è impossibile. Ha parlato un uomo di scienza, dicendo una cosa che sostengo da tempo perché ho una certa dimestichezza con i numeri. Con la situazione attuale non si può pensare di giocare tra un mese e mezzo e aggiungo purtroppo, considerando che, oltre al Torino, ho la Gazzetta dello Sport». La Lazio sta dall’altra parte della barricata e attraverso il suo portavoce, Arturo Diaconale, replica con durezza al professore: «Alle volte il tifo dà alla testa (Rezza è romanista...). Gli scienziati sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero il modo di fronteggiare il virus e trovare un vaccino».
La partita è aperta. Altri infettivologi, con cui si è confrontata la Figc, avrebbero espresso un parere diverso da quello di Rezza. Il presidente Gravina resta ancorato alle parole del ministro Spadafora che ha promesso di riaprire gli allenamenti il 4 maggio se le cose dovessero migliorare in maniera significativa.
Ma in attesa di capire se il carrozzone potrà mettersi in movimento, 56 giorni dopo l’ultima partita, ci si interroga su come farlo in condizioni di totale sicurezza. L’idea, sulla quale si sta ragionando da giorni, è costituire una specie di bolla protettiva in cui tenere le squadre. L’estate del calcio potrebbe trasformarsi in un lunghissimo ritiro. Domani, in videoconferenza, la commissione medica della Figc, coordinata dal professor Paolo Zeppilli e composta da una quindicina di esperti fornirà le linee guida che finiranno sul tavolo del ministro della Salute Speranza e non saranno troppo diverse da quelle della Federazione dei medici sportivi che valgono per tutti gli sport. Per ripartire sarà necessario uno screening ad hoc e una serie di controlli ripetuti durante l’estate forzata di partite. Ai club verrà chiesto di sanificare i centri sportivi, di circoscrivere l’ingresso a un gruppo ristretto di persone, di eseguire approfondite visite mediche sui giocatori per avere una nuova idoneità attraverso test molecolari e sierologici. A quei giocatori che il virus lo hanno contratto, toccheranno anche esami radiologici e cardiovascolari.
Ma un conto è la teoria e un altro la pratica. Il calcio ha una sua idea di ripartenza: visite dal 27 aprile, allenamenti dal 4 maggio, campionato dal weekend del 30-31 dello stesso mese, anche se la Lega vorrebbe partire una settimana prima. Però mettere in pratica le linee guida dei medici non sarà facile. Solo 11 club su 20 in serie A hanno un centro sportivo in grado di accoglie
La Figc vuole riprendere il 4 maggio I medici forniranno le regole operative Rezza (Iss): «Io non darei l’ok a ripartire» Cairo: «Giusto, non ci sono le condizioni»