Corriere della Sera

Moss, l’ultimo eroe dell’epica a motore

- Di Giorgio Terruzzi

Aveva una faccia da corsa, da Novecento. La sua storia: gloriosa, drammatica, mai premiata abbastanza. Stirling Moss era l’ultimo testimone di una intera avventura, lunga sin qui: F1, vissuta dai primi capitoli. Anche per questo un addio struggente, nonostante gli anni, 90, compiuti il 17 settembre. Per i patiti di imprese motoristic­he, un eroe. Perché questo è il titolo attribuito ai vincitori della Mille Miglia; perché Moss vinse la grande corsa nel 1955 a una media record: 157,650 orari. Da Brescia a Roma e ritorno. Mercedes 300 SLR, numero 722. Statali, rotaie, carretti, disturbi. Un’iperbole ancora adesso, con gli asfalti al velluto, le autostrade e le automobili che abbiamo. Ci scherzava sopra, anche a distanza di molti anni, quando su quelle strade tornò per una rievocazio­ne, stessa macchina, la stessa grinta da assaltator­e sfacciato giù da Radicofani dove la Mille Miglia offre ancora uno scampolo epico intatto. Per il resto, elegante, cortese, pronto a dire di un’avventura nata a Londra dentro una famiglia ammalata di corse, il padre Alfred pilota, la sorella Pat rallista.

Debutto in F1 in Svizzera, anno 1951. Finì ottavo. Vincitore: Juan Manuel Fangio. Un nome come un timbro sul suo destino. Primo podio di Moss: Belgio, 1954. Vincitore: Fangio. Quell’argentino così leggero nel tono di voce, così pesante con il piede sul gas. Nella collezione di quattro secondi posti nel Mondiale, accumulati da Stirling, c’è Fangio tre volte in cima alla classifica, ‘55,’56,’57. Poi Juan Manuel disse basta dentro un anno ferocissim­o, 1958. Troppi amici morti, Luigi Musso, Peter

Collins, Stuart Lewis-evans. Abbastanza per lasciare pista libera al più onorevole dei rivali. Macché, battuto da Mike Hawthorn, per un punto. Hawthorn, che sarebbe morto pure lui, pochi mesi dopo sulle strade di casa. Rimpianti? Nemmeno uno. Sir Stirling Moss, doppiopett­o blu, cravatta fantasia, era consapevol­e di aver vissuto alla grande, di essere un sopravviss­uto, di aver vinto ben 16 Gp. Grato a Mercedes, Maserati, Vanwall, Cooper e Lotus per quel viaggio comunque magnifico. Con la Ferrari un feeling controvers­o. Vinse due Tourist Trophy, 1960 e ’61, 250 GT la macchina, Goodwood la pista. Dove nel ’62 rischiò di lasciarci la pelle: un mese in coma. Pasquetta, allora come ieri. Anche se il volo più drammatico lo fece a 80 anni, cadendo dalla tromba dell’ascensore. Tre piani, fratture ovunque, vivo. Con negli occhi, intatto, il verde dell’erba mossa dal vento, attorno ad ogni pista inglese. È stato il suo tappeto volante, dal quale sorridere al cospetto di ogni pericolo. Con lui se ne va un sapore intenso. Olio ricinato e grasso sulle mani, sul viso, quel gusto da velocità al brado che ha trasportat­o la nostra passione a motore. Anche per questo, con orgoglio, non dimentiche­remo.

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Stirling Moss vinse la Mille Miglia nel ‘55
Impresa Stirling Moss vinse la Mille Miglia nel ‘55

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