L’autorità sanitaria gela le case di riposo «I tamponi? Se li procurino da sole»
Delle 161 Rsa di competenza di Ats Milano, solo 30 hanno ricevuto i tamponi da inizio epidemia. Per un totale di 1.671 tamponi, su 16mila ospiti complessivi. Dopo l’arrivo ufficiale dei tamponi nelle Ats lombarde lunedì 6 aprile, e i primi test effettuati «in emergenza» nelle strutture più colpite da contagi e decessi, le richieste delle Rsa di tamponare ospiti e dipendenti sono rimaste in coda. E, nella maggioranza dei casi, inascoltate.
Ieri l’ats Milano ha inviato alle strutture per anziani della provincia una comunicazione (riprendendo quella del 10 aprile) che getta ulteriore confusione tra le Rsa, molte delle quali al centro delle inchieste della Procura: l’agenzia precisa che «la fornitura dei tamponi dev’essere autonoma», ossia che sono le strutture stesse a doversi occupare del loro approvvigionamento. L’ats provvederà soltanto al «doppio test per la ricerca SARS-COV-2 a conclusione della quarantena degli operatori sociosanitari». Questo nonostante nella delibera del 30 marzo la Regione indichi che le Rsa debbano tamponare ospiti e dipendenti sospetti «in raccordo con Ats».
«Le strutture sono tutte in coda — spiega Marco Petrillo, vicepresidente di Uneba Lombardia —. Richiedono i tamponi compilando i file delle
Ats e aspettano di essere contattati. Ma la risposta tarda ad arrivare. E con l’ultima comunicazione l’ats Milano sembra “sfilarsi”». Ritardi (o silenzi) che si sommano a quelli per ottenere gli esiti: «All’ats Insubria occorrono anche 20 giorni di attesa per avere l’esito di un tampone».
Proprio l’ats Insubria è stata diffidata per i ritardi nell’effettuazione dei tamponi dal sindaco di Cocquio Trevisago, dove si trova la sede della Sacra Famiglia (coinvolta in indagini giudiziarie). Sindaci e gestori delle Rsa si stanno muovendo con diffide, ordinanze e lettere di protesta. La prima è stata quella del sindaco di Cinisello Balsamo Giacomo
Ghilardi, assieme ai presidenti delle Rsa del territorio: «Le richieste sui tamponi e sui dispositivi di protezione per il personale sono state ignorate. Abbiamo dovuto fare da soli: ci siamo messi d’accordo direttamente con gli ospedali, il Bassini e il Sacco, per avere tamponi e esiti». A ruota hanno scritto la vicesindaca di Vittuone Annamaria Restelli e il sindaco di Canzo
Giulio Nava. Quello di Parabiago ha emesso due ordinanze per avere dall’azienda sanitaria gli esami entro il 15 aprile e per ordinare al laboratorio di analisi di un ospedale di Legnano di processare i tamponi. «Sono stato costretto — ha spiegato il primo cittadino Raffaele Cucchi —: Ats ancora non procede a effettuare i tamponi». Alla Rsa Menotti Bassani di Laveno Mombello (Varese), il direttore sanitario Giovanni Bianchi ha scritto al governatore Attilio Fontana, Ats e sindaco: «Aiutateci, ho paura. Il focolaio si sta ingrandendo e non abbiamo personale: 70 operatori su 300 sono in malattia».
Il fronte dei sindaci Lettere e ordinanze dei gestori delle strutture e dei sindaci: «Richieste del tutto ignorate»