Allarmi via Bluetooth o dati dal Gps? Il dilemma che tiene in sospeso l’app
Partiamo dai dati che ci sono già: a Pasqua gli spostamenti degli italiani non hanno subito variazioni importanti. Lo dice Apple, che ieri ha messo a disposizione un report sulla mobilità basato sulle interrogazioni alle sue mappe.come già si evinceva dall’analogo report di Google, nel nostro Paese il lockdown viene rispettato: rispetto al 13 gennaio, gli spostamenti sono calati dell’87 per cento e la curva ha iniziato a scendere, seppur in modo non drastico, a marzo. La percentuale è coerente se ci si concentra su Milano (90 per cento in meno in auto e 92 a piedi) e Roma (91 in meno in auto e 95 a piedi) e sul dettaglio dello scorso fine settimana. I dati anonimi e aggregati rivelano che negli altri Paesi ci si muove di più: -76% per cento Regno Unito, -63% Stati Uniti e -54% Germania.
Oltre a questo sforzo per «fornire spunti utili ai governi e alle autorità sanitarie», Apple sta collaborando con Google per permettere ai sistemi operativi mobili ios e Android di affiancare le applicazioni nazionali di tracciamento dei contatti. Sono previste due fasi: la prima, da metà maggio, in cui gli sviluppatori potranno integrare la tecnologia dei due colossi nelle loro app. E la seconda, nei mesi successivi, in cui i nostri smartphone saranno in grado di registrare autonomamente la lista delle persone con cui siamo venuti in contatto — per avvisare chi ha incrociato un individuo poi rivelatosi positivo — ma continueranno a dialogare con le app. Due conditio sine qua non: la volontarietà della condivisione (bisognerà accettare, o scaricando le app o dando l’ok allo smartphone) e il fatto che non vengono usati i dati sulla posizione ma solo quelli anonimizzati sugli incroci fra gli individui, grazie al Bluetooth.
Entrambe le variabili sono coerenti con le conclusioni della task force del ministero dell’innovazione, che la settimana scorsa ha selezionato una app fra le 319 candidate (sarebbe quella della software house milanese Bending Spoons. E c’è anche un piano b), e con la strada che stanno imboccando altri Paesi europei, come la Francia di Macron, che nel discorso di lunedì sera ha fatto riferimento a «un’app che sulla base del volontariato e dell’anonimato ci permetterà di sapere se ci siamo trovati in contatto con un infetto». L’europa, intanto, ha chiesto di adottare un approccio comune. Resta da capire, a questo punto, come si concretizzerà e integrerà la linea della task force di Vittorio Colao.
Sul Corriere, l’ex amministratore delegato di Vodafone e Rcs aveva auspicato l’uso «dei dati delle reti mobili in congiunzione a una app dedicata con Gps. Che servirebbe anche a comunicare direttamente e molto specificamente per Paese e per quartiere, se necessario, come è stato fatto in Corea del Sud o Cina». Dunque, informazioni precise sulla localizzazione, come sarebbe emerso dalle prime riunioni della task force. Anche la volontarietà del download non è così scontata, visto che dall’insediamento del nuovo gruppo si parla di sostituire la certificazione cartacea con l’applicazione.
Utilizzo volontario Due le condizioni certe le informazioni saranno anonime e condividerle volontario