«La fase 2 è stata decisa dal governo Io mi occupo della salute e delle regole»
Il presidente del Veneto: la risposta sulle deroghe per le aziende affidata alle prefetture A fine maggio da noi finirà la fase acuta
MILANO «La fase 2? C’è già. Ma non l’abbiamo decisa noi. Possiamo essere d’accordo, ma l’ha decisa il governo. A noi spetta il compito di tutelare la salute dei cittadini. E di preparare la ripartenza». A tarda sera Luca Zaia è ancora nella sua war room, gli uffici della Protezione civile a Marghera. È qui, come sempre, dal mattino presto, la giornata inizia con la videoconferenza con gli 11 direttori delle aziende sanitarie venete. Sembra un film Usa, nella
stanza ci sono 6 0 7 persone di fronte a una parete di schermi e monitor che pulsano dati.
In che senso la fase 2 è già iniziata?
«Il Veneto è responsabile e assolutamente rispettoso delle regole. E al punto numero 1, da parte nostra, c’è la salute dei cittadini. Senza dubbi né fughe in avanti».
Lo dice perché le modifiche del regime anti Covid del Veneto sono state lette come un alleggerimento?
«Lo dico perché penso davvero che il nostro primo nemico sia il ritorno alla fase acuta. Dal punto di vista sanitario, da una decina di giorni siamo in calo. Ci sono 825 poveroso sti in terapia intensiva, e altri ancora attivabili, oggi occupati da 240 persone. E va detto che in parecchi casi si tratta di una coda, persone già ricoverate da tempo. Sappiamo bene che questo virus richiede una lunga ospedalizzazione».
Tutto questo per dire cosa?
«In Veneto abbiamo avuto il primo morto in italia, a Vo’ Euganeo, il 21 febbraio. Il nostro modello matematico, realizzato in proprio, ci dice che la fase acuta si esaurirà verso fine maggio. Ma il fatto è che il lockdown non esiste più. Non per quello che fa il Veneto. Ma perché il governo ha chiuso la fase del lockdown».
In che senso?
«Nel senso che la chiusura non esiste più. Non c’è. È finita quando il governo ha delegato alle prefetture l’approvazione delle deroghe per le aziende che ritenevano di dover rimanere aperte. E probabilmente, grazie al silenzio assenso, molti hanno riaperto. Non entro nel merito, ma lo si vede dal traffico, dalle immagini dei tg, da tutto. Da amministratore, devo prendere atto che c’è più gente in strada. Ma non perché l’ho deciso io».
Insomma, lei non ci sta a passare per quello che allenta il rigore?
«Perché non è così. Dato che le regole, che sono statali, consentono le aperture che ci sono oggi, io mi concentro sulla salute dei veneti, penso alle regole, ai gel, ai controlli sulle distanze sociali... Ricordo, peraltro, che il governo ha aperto le cartolerie e i negozi di vestiti per bambini per tutta la settimana. Qui, solo per due giorni alla settimana, weekend esclusi».
Ma ha anche minacciato di richiudere tutto subito.
«Ma sì, quando ho visto certe foto mi sono girate le scatole. C’è stato un incendio nei giorni scorsi, e si è scoperto che c’erano persone a 200 chilometri da casa, altro che i 200 metri dalla porta. Detto questo, ho anche il dovere di
Sindaco Beppe Sala, 61 anni, guida il Comune di Milano dal 21 giugno 2016. È stato commissario di Expo 2015 Replica Fontana: «Nessun rinvio dei test per Milano, ma doverosa programmazione su basi scientifiche ed epidemiologiche». Questione di priorità dice Gallera: «Partiamo con gli operatori sanitari, con chi deve tornare a lavorare e dai cittadini che hanno finito la quarantena. Lavoreremo su tutto il territorio». Milano ci sarà (Ap)
Assessore Giulio Gallera, 51 anni, guida il Welfare della Lombardia. Potrebbe sfidare Sala per la corsa a Palazzo Marino occuparmi della ripartenza».
E come si riparte?
«Io parlo con molti imprenditori, oggi ho sentito Renzo Rosso. E loro mi dicono che è necessario ripartire, certo con responsabilità e gradualità. Chiedono solo di poter programmare il lavoro, non c’è bisogno delle aziende piene già domani. Per dire: nella moda occorre preparare le prossime collezioni. Tra l’altro, gli imprenditori sono disposti ad accollarsi i costi 37,5 della sicurezza. Penso sia dogradi
Da ieri l’ordinanza del Veneto impone
Le parole di Boccia ai governatori? Tutti noi, ministro compreso, dovremo far uscire il Paese da questa tragedia: le polemiche non servono
condividere questi percorsi con le parti sociali. Oltre che con la comunità scientifica».
Per gli scienziati deve rimanere tutto chiuso. O no?
«Ci sono, credo, due linee. Quella meramente accademica, che non contesto e ha una sua ragione. Però, sappiamo bene che le mascherine non le butteremo via per mesi. E dunque, bisogna iniziare un percorso di convivenza».
Ma il ministro Boccia non parlava di lei quando ha detto che i governatori si assumeranno le loro responsabilità?
«Tutti noi, ministro Boccia compreso, abbiamo la responsabilità di far uscire il Paese da questa tragedia. Le polemiche non servono a nulla». ma deve rispettare la fila. E sui tamponi replica: «Io ne farei un milione al giorno, ma stiamo facendo il massimo consentito dal mercato. Mancano i reagenti».
In una giornata normale potrebbe bastare. Ma vista l’eccezionalità dei tempi si continua. Se il Comune attacca, la Regione sceglie come bersaglio il governo. «Presto dovremo fronteggiare la carenza dei dispositivi di protezione, a partire dai camici per le visite a domicilio, per non parlare delle aziende che dovranno garantire la sicurezza ai dipendenti quando riapriranno — scrive Fontana — Il governo quando ci manderà il materiale? Come rifornirà aziende e lavoratori?».