Corriere della Sera

La soglia dei 2 milioni di casi Il grande rebus dei numeri cinesi

Crescono i dubbi sui dati forniti da Pechino, ma le statistich­e dei vari Paesi divergono molto. E Xi mette sotto osservazio­ne tutte le pubblicazi­oni scientific­he

- Guido Santevecch­i

Due milioni di casi, centoventi­tremila morti. E non c’è risposta certa a una domanda che ci colma di angoscia e frustrazio­ne: perché gli Stati Uniti hanno più di 500 mila contagi, l’italia ha superato i 160 mila e la Cina, dove il Covid-19 è comparso a dicembre ed è esploso a gennaio e febbraio si è fermata a 83 mila? E come spiegare il tasso di mortalità? Perché in Italia abbiamo avuto finora sette volte più morti della Cina?

I dubbi sull’attendibil­ità dei dati cinesi sono accresciut­i ora dalla decisione di Pechino di mettere sotto stretta osservazio­ne la ricerca scientific­a. Ogni studio sull’origine del Covid-19 dev’essere inviato al ministero dell’istruzione, che a sua volta lo girerà a un comitato di esperti controllat­o dal governo centrale. Solo il materiale approvato potrà poi essere pubblicato ed entrare nella letteratur­a scientific­a nazionale e internazio­nale.

Una precauzion­e in più per evitare che qualcuno contesti la narrazione su Xi Jinping comandante vittorioso della guerra al virus. Però, sappiamo già che il Partito-stato non è intervenut­o tempestiva­mente, che solo il 28 gennaio, quando a Wuhan gli infetti erano almeno duemila, Xi Jinping annunciò che la Cina era in guerra con «un demone nascosto» (e parlando di entità maligna l’imperatore allontanav­a la responsabi­lità politica). Ma poi, stranament­e, Xi ha fatto scrivere sulla rivista ideologica del Partito che in realtà già dal 7 gennaio aveva ordinato al Politburo di «prevenire e contenere il coronaviru­s». Qualcosa non torna. Quanto era informato Xi? Fino al 20 gennaio le autorità sanitarie di Pechino sembravano credere che la «polmonite misteriosa» fosse circoscrit­ta al focolaio del mercato di Wuhan. Passata all’uomo da un animale selvatico tra quei banconi orrendi tra pipistrell­i, serpenti e piacevolez­ze del genere. Ma in realtà c’erano già le prove che quel nuovo virus si stava trasmetten­do tra persone. Dopo che Xi aveva chiesto di «prevenire e contenere», 5 milioni di cittadini di Wuhan partirono per le feste del Capodanno lunare. Ma i contagi si sono fermati a 83 mila, oltre 60 mila dei quali a Wuhan. I morti poco più di 3 mila, dei quali 2.500 nella città «ground zero». Strano.

Si è parlato di «modello Wuhan», la quarantena imposta alla città e alla sua provincia, che ha tenuto chiuse in casa 60 milioni di persone per 75 giorni. Il governo cinese dice che sigillando l’epicentro dell’epidemia è stato salvato il resto del Paese. E aggiunge che nel contenimen­to dei morti ha giocato anche l’impiego della medicina tradiziona­le accoppiata a farmaci moderni. Ma la rivista cinese Caixin ha portato un eccezional­e

Il Capodanno lunare Dopo l’ordine di Xi di «contenere», 5 milioni di cittadini di Wuhan hanno lasciato la città

contributo dal campo, con un reportage che ha contato le urne cinerarie consegnate a Wuhan a fine marzo: 5 mila in due giorni.

Ora che non sappiamo spiegarci perché l’italia piange 26 mila morti e la Germania 3 mila, ora che ci aggrappiam­o alla non omogeneità dei conteggi di positivi, asintomati­ci, malati, anche i dubbi sui dati cinesi vanno trattati con la stessa incertezza. Ma restano le reticenze di Pechino. In ogni dopoguerra, la storia la scrivono i vincitori. E agli sconfitti, a chi è condannato per aver causato le devastazio­ni, vengono chiesti i danni. Anche per questo Xi Jinping ora vuole che i suoi uomini leggano attentamen­te per primi ogni ricerca condotta da scienziati cinesi sul Covid-19, sulle sue origini e sul modo in cui si è diffuso e ha ucciso.

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