Corriere della Sera

Londra, aspettando la sirena (sull’app) Io e il milione di inglesi volontari

- di Paola De Carolis

LONDRA Chi si è messo a disposizio­ne del sistema sanitario, chi fa l’autista per medici, infermieri e pazienti, chi consegna cibo e medicinali, chi distribuis­ce materiale protettivo, chi sempliceme­nte tira su il telefono e fa due chiacchier­e con un anziano in autoisolam­ento. Prima di ammalarsi il premier Boris Johnson aveva chiesto l’aiuto della popolazion­e per proteggere i più vulnerabil­i, ovvero 1,2 milioni di cittadini che per via di altre patologie sono particolar­mente a rischio. Sarebbero servite, aveva indicato, circa 250 mila persone. Nel giro di poche ore le iscrizioni sono state sospese. Si sono fatti avanti 750 mila candidati. Se già questo sembra un totale strabilian­te è in realtà solo una parte dell’esercito che, pur di sentirsi utile, si è rimboccato le maniche e ha offerto tempo e disponibil­ità. Le stime più recenti parlano di un milione di persone. Mai, dai tempi della seconda guerra mondiale, dell’evacuazion­e dei bambini dalle città e la protezione dei civili durante gli attacchi aerei, si era vista una mobilitazi­one tale.

dei Da britannici un lato fa — parte le Olimpiadi del Dna di Londra, che erano state un successo grazie anche al contributo di 70 mila volontari, ne erano state la dimostrazi­one — da un altro è il momento a tirare fuori la voglia di aiutare il prossimo e sentirsi parte di una comunità. La pandemia isola. Il volontaria­to unisce. «Questo paese dà il meglio di sé nelle difficoltà», ha detto il principe William. In realtà è un istinto umano che va ben oltre i confini geografici del Regno. «In una situazione di emergenza e tensione nazionale è naturale voler fare qualcosa per gli altri», ha sottolinea­to al Guardian Justin Davis-smith, professore della Cass Business School.

È forse la gestione dei volontari il segreto del successo dell’operazione in Gran Bretagna. Ogni ente ha un suo sistema. I 750 mila che si sono offerti alla Sanità sono coordinati dal Royal Voluntary Service attraverso un’app, GOODSAM, creata prima dell’emergenza del Covid e ampliata per far fronte alla pandemia. Al volontario viene chiesto di inviare le generalità è un documento d’identità. Una volta accettato riceve una guida su come operare. Basta segnalarsi ogni giorno in servizio o di riposo. L’app utilizza la posizione del cellulare per smistare le chiamate in zona. Quando la chiamata arriva ha il suono di una sirena. Il volontario può scegliere se accettare o rinunciare. A seconda della risposta riceve i i dettagli del caso. Il signor tal dei tali ha bisogno che qualcuno vada a fargli la spesa. La signora x si sente sola, e così via. Tanti piccole azioni che, piace pensare, possono fare la differenza.

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A caccia di serenità Due passanti a Londra al St.james Park (Ap)

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