Obama finalmente al fianco di Joe Cinque donne in corsa come vice
L’ex presidente loda le idee di Sanders: «Oggi non farei più le proposte del 2008»
WASHINGTON Barack Obama esce allo scoperto con un video di 11 minuti. Annuncia l’endorsement, l’appoggio ufficiale a Joe Biden e indica una prospettiva unitaria al fronte progressista, fin qui segnato da divisioni profonde. Un discorso semplice e importante nello stesso tempo, quasi stonato rispetto al clima politico intossicato nel Paese. Davanti a una libreria semivuota, con un pallone da basket in bella vista, il primo presidente afroamericano ha speso parole affettuose per il suo «amico Joe». Ne ha elogiato la capacità di immedesimarsi con le sofferenze degli altri, l’abilità nelle necessarie mediazioni, l’attenzione strategica alle diseguaglianze sociali che da tempo risucchiano anche la «middle class».
Ma la parte più interessante è la seconda. Obama parla di Bernie Sanders, «un americano originale che ha dedicato la sua vita a dare voce ai lavoratori». Il suo ruolo, il suo impegno saranno «cruciali», se i democratici vogliono riconquistare la Casa Bianca, e magari anche il Senato, il prossimo 3 novembre. Per mesi Obama ha osservato le manovre dei candidati. Nello scorso autunno aveva anche avvertito l’ala radical del partito che sarebbe stato pericoloso spingersi troppo in avanti, in un Paese «sostanzialmente conservatore». Ieri, però, ha riconosciuto che «i tempi sono cambiati». La pandemia ha accentuato gli squilibri economici, messo in luce la fragilità delle rete di protezione, le vistose insufficienze del sistema sanitario. È arrivato il momento di proporre al Paese «la piattaforma più progressista degli ultimi anni».
Mercoledì 8 aprile, Sanders si era ritirato dalle primarie con queste parole: «Ho perso la nomination, ma ho vinto la battaglia delle idee». Obama, di fatto, gli ha dato ragione: «Se dovessi presentarmi oggi non lo farei con le proposte del 2008, il mondo è diverso, abbiamo bisogno di cambiamenti strutturali, profondi. Lo sa Bernie e lo sa Joe». L’ex presidente sembra suggerire una sintesi tra le due anime del partito democratico. Qualcuno ci ha visto persino il suggerimento di un ticket Biden-sanders. Forse un po’ troppo. In realtà l’emergenza coronavirus ha ristretto gli spazi per la normale battaglia politica. Ecco perché Obama lavora al ricompattamento, alla mobilitazione di tutte le risorse disponibili. Da un lato partecipa alla nuova iniziativa anti-virus lanciata da Michael Bloomberg; dall’altra chiama a raccolta «i giovani» di Bernie. Soldi, entusiasmo, coinvolgimento di tutti, programmi più audaci: questa, dice Obama, è la formula per battere Trump.
Biden ora può davvero lanciare la nuova fase. Il primo passo potrebbe essere la no«state mina della vice. Si è impegnato a scegliere una donna e sta vagliando le candidature proprio mentre arriva la denuncia di Tana Reade, che sostiene di essere stata molestata sessualmente nel 1993 dall’allora senatore Biden.
Il Comitato nazionale del partito sta promuovendo un sondaggio tra i militanti su cinque figure. Apre la lista la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, in rapida ascesa. Il 4 febbraio scorso tenne il contro discorso allo of the Union» di Donald Trump. Whitmer potrebbe consentire a Biden di recuperare nel Nord industriale del Paese, cioè laddove Hillary perse le elezioni. Ci sono poi le tre senatrici sconfitte nelle primarie: la moderata Amy Klobuchar, Minnesota; Kamala Harris, figlia di immigrati giamaicani e indiani, California; la radical Elizabeth Warren, Massachusetts. Chiude Stacey Abrams, afroamericana, perdente di lusso nel 2018, quando stava per diventare governatrice del suo Stato, la Georgia.