Corriere della Sera

«Scadenze certe per l’industria Serve questo per ripartire»

Mattioli: il primo errore è non decidere. Il debito? Prima salvare il Paese

- Di Andrea Ducci

ricambi e assistenza. Bene, in assenza di certezza sulle consegne delle forniture non si rivolgeran­no in Italia ma altrove. E gli ordini persi rischiano di esserlo per sempre. La moda e il tessile sono a rischio: le collezioni estive o le consegni adesso o avrai perso la stagione, lascio immaginare cosa significhi in termini di impatto sui bilanci. Altro esempio: i nostri distretti della ceramica, un settore fermo mentre le aziende spagnole sono attive e garantisco­no gli ordini. Stesso ragionamen­to vale per chi lavora l’acciaio. In sostanza l’imprendito­re si ritrova nelle condizione di non sapere più cosa dire ai clienti e nel timore di perdere le commesse e posti di lavoro».

Si discute di avvio della fase 2, quale sono le reali priorità?

«La certezza delle date. Decidiamo che il termine è il 4 maggio, ecco una volta stabilito questo dobbiamo consentire già da oggi alle aziende di organizzar­e un piano di riapertura ordinato che garantisca sicurezza e produzione. Anche perché non è pensabile di schiacciar­e un tasto e riavviare tutto da un giorno all’altro».

Il sistema Italia, imprendito­ri compresi, deve rimprovera­rsi qualcosa per quanto accaduto nella ge

La corsa Licia Mattioli, vicepresid­ente di Confindust­ria, in corsa per l’elezione alla presidenza dell’associazio­ne di Viale dell’astronomia, che si terrà domani stione dell’emergenza?

«Non credo siano stati fatti particolar­i errori, del resto anche a livello istituzion­ale in molti hanno tardato a comprender­e che non si trattava sempliceme­nte di un’influenza molto forte. Piuttosto adesso la gestione dell’emergenza impone al governo di trovare risposte a tre esigenze. Risolvere il problema sanitario, comprender­e quanto sia urgente il tema del lavoro e della salvaguard­ia dell’occupazion­e, e, terzo, scongiurar­e uno scollament­o nella tenuta del patto sociale».

Nelle imprese ci sono sentori di un malessere sociale montante?

«Non per il momento, per fortuna prevale l’idea che la barca è una sola, lo testimonia il fatto che ci sono tantissimi lavoratori che vogliono tornare in fabbrica o in ufficio e riprendere a lavorare»

Il governo è chiamato a fronteggia­re una stagione senza precedenti. Quali sono gli errori da evitare?

«Il primo errore è non decidere. Serve un piano di azioni con delle tappe chiare e definite».

L’italia sconta un debito pubblico più elevato degli altri paesi, piaccia o meno usciremo dalla crisi ancora più indebitati e con più interessi da pagare, che sottrarran­no risorse a scuola, sanità e tutte le misure per rilanciare il Paese.

«Credo nella linea indicata da Draghi. Il problema principale è garantire liquidità al sistema, il tema del debito pubblico è importante ma in questo momento la priorità è salvare il Paese».

La barca è una sola, lo testimonia il fatto che ci sono tantissimi lavoratori che vogliono tornare in fabbrica o in ufficio

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