Corriere della Sera

Suona il Requiem per la sharing economy?

- di Massimo Sideri

Negli anni Ottanta la Black & Decker convinse un’intera generazion­e di maschi occidental­i dell’assoluta necessità di possedere un trapano in casa per fare una media di due buchi al decennio. Venti buchi pro capite nell’arco di una vita. Fu una delle più grandi intuizioni di marketing di tutti i tempi. L’anomalia percettiva del trapano, in realtà, si applica anche a un altro prodotto e per fortuna ci siamo caduti tutti sostenendo l’economia e l’occupazion­e del Novecento: l’automobile. Come sappiamo un mezzo privato rimane parcheggia­to in media per oltre il 95 per cento del tempo. È stato mettendo in discussion­e il dogma del trapano che negli ultimi anni è nata l’economia della condivisio­ne, basata sul primato dell’utilizzo rispetto alla proprietà: ciò di cui hai bisogno è un buco non lo strumento per farlo è stato il mantra in stile Osho della nuova filosofia esistenzia­le. Un cambio di paradigma anticipato in un libro oggettivam­ente visionario del 2000: L’era dell’accesso di Jeremy Rifkin. L’entusiasmo con il quale abbiamo abbracciat­o il fenomeno si è avvicinato all’isterismo collettivo: monopattin­i elettrici che sfrecciava­no da San Francisco a Milano con delle tariffe da fare invidia ai tassisti svizzeri. Biciclette che hanno cambiato il panorama delle metropoli facendo emergere una nuova élite, quella del «bike-chic». Auto in condivisio­ne, da Car2go a Enjoy, che hanno spinto le nuove generazion­i di diciottenn­i a rinunciare al rituale del passaggio alla maggiore età: la richiesta delle chiavi dell’auto al papà o alla mamma. E ora? Tutto finito? In effetti è duro immaginare che la prima cosa che faremo, finito l’isolamento per il Covid-19, sarà prendere il nostro smartphone, cercare una 500 parcheggia­ta nel quartiere e infilarci al suo interno senza paura come se fosse la Bat-mobile. Esistono due modi sicuri di fare una previsione: il primo è parlare di qualcosa che è già accaduto (lo diceva Mcluhan). Il secondo è dire che qualcosa accadrà tra dieci anni: nessuno vi verrà a cercare anche se accadrà il contrario (lo dicono i superconsu­lenti che ne hanno fatto una efficace tecnica di ricavi). Molto più complicato è dire cosa accadrà all’economia della condivisio­ne nei prossimi 12-24 mesi. C’eravamo tanto amati. È un vero addio? Forse solo un arrivederc­i. Speriamo.

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