«La sfida del motore a idrogeno comincia dalle lunghe file di Tir»
La strategia di Bosch per la sostenibilità: fuel cell e mobilità pesante
Quando si parla di mobilità del futuro, si ripete spesso la parola idrogeno. Le auto alimentate con l’elemento più presente nell’universo sembrano la miglior risposta per una mobilità ecosostenibile: merito delle fuel cell, le celle a combustibile. Una tecnologia che risale all’800 ma impiegata per la prima volta nel 1962 sulle capsule spaziali della Nasa: l’idrogeno viene stoccato allo stato gassoso a 700 bar in robusti serbatoi e fatto reagire nelle celle con l’ossigeno dell’aria per generare energia elettrica, che è poi utilizzata per alimentare un motore elettrico. A differenza delle batterie per le auto usate ora, che vanno smaltite, gli unici prodotti di scarto della cella a combustibile sono calore e vapore acqueo. In più hanno un’autonomia maggiore e si ricaricano in fretta. Purtroppo, però, nel mondo mancano le reti per la distribuzione dell’idrogeno. Entro il 2025, in Italia dovrebbero realizzare fino a 100 stazioni di servizio ma il condizionale è d’obbligo. «Dobbiamo indirizzare la tecnologia verso la sostenibilità. Per questo stiamo facendo grandi investimenti sui veicoli elettrici e sull’idrogeno in particolare», afferma Stefan Hartung, membro del board di Bosch, la multinazionale tedesca per cui ricopre anche l’incarico di presidente del settore Mobility Solutions.
La ragione è chiara, come chiarisce il manager: «Se vogliamo risolvere il problema dell’inquinamento, dobbiamo iniziare a pensare soprattutto ai camion che circolano per le strade del mondo. Siamo consapevoli che non possiamo farne a meno ma sono anche un’importante causa di inquinamento: percorrono lunghe tratte, con carichi pesanti a bordo. Alle aziende che producono veicoli non possiamo fornire batterie che pesino tre tonnellate, ma con batterie più piccole farebbero meno strada». L’obiettivo di Bosch, che sta lavorando per portare anche i motori diesel al di sotto delle future norme sulle emissioni, è di mettere a disposizione delle aziende con cui collabora le soluzioni più all’avanguardia per migliorare la qualità dell’aria. Ma non sono solo le auto le cause dell’inquinamento, una parte importante la giocano l’agricoltura e l’industria. Ecco perché, quando si parla di elettrificazione e di idrogeno, bisogna partire dai veicoli commerciali pesanti. Oltre alle infrastrutture, c’è un altro problema. «A lungo termine il settore delle fuel cell rappresenterà un business da miliardi di euro, con la previsione che nel 2030 il 20% dei veicoli elettrici possa ricavare l’energia da questa fonte pulita. Ma i costi dell’idrogeno sono ancora troppo alti», avverte Hartung. Prodotto principalmente per applicazioni industriali, oggi un chilo di idrogeno costa più di 5 euro e per coprire 100 km, un tir avrebbe bisogno di 7-8 chili. «Serve tempo ma ci arriveremo» conclude Hartung. Che dà un consiglio agli italiani: «Usate molto con gli scooter, scegliete quelli elettrici!».