Addio a Patricia Millardet, giudice infelice della «Piovra»
Aveva appena 63 anni. Patricia Millardet è morta per un attacco cardiaco. Ha segnato l’immaginario di tutti come giudice Silvia Conti nella Piovra, la serie sulla mafia che negli Anni 90 faceva ascolti record su Rai 1. Il commissario Cattani impersonato da Michele Placido; il simbolo del Male Tano Cariddi col volto di Remo Girone. E poi lei, Silvia, tagliente come Patricia.
Eppure diceva: «Non capisco perché piace così tanto, è una donna infelice, è frustrante, non mi somiglia affatto». Era nata in Francia, a Mont-de-marsan, aveva perso i genitori presto. Era un’attrice diversa da tutte le altre.
La Piovra era coprodotta dalla Rcs-tv e il Corriere mi mandava sul set. Vittorio Mezzogiorno rimpiazzò Michele Placido come protagonista maschile nei panni del poliziotto Davide Licata. Scendemmo dall’aereo a Monaco di Baviera, salimmo in auto con i due protagonisti. Era il loro primo giorno di lavoro. Patricia cominciò a provocare Vittorio Mezzogiorno in maniera pesante, gratuita, improvvisa. I due vennero alle mani. L’autista, anche lui esterrefatto, mi guardava dallo specchietto senza sapere cosa fare. La sera, per scusarsi, lei mi invitò al bar dell’hotel. Disse di avere insistito perché il giudice non avesse una storia d’amore con Cattani, «sarebbe stato scontato». Patricia all’epoca aveva 31 anni, era fragile e ironica. Aveva i capelli lisci sciolti sulle spalle, nelle prime serie portava la coda di cavallo per diventare la giudice severa e castigata.
Non si separava mai dalla cuffietta con la musica rock. Aveva una sensibilità estrema, sapeva penetrare l’animo umano con intuizioni formidabili, era provocatoria e capace di ferirti in maniera implacabile, odiava le ipocrisie borghesi, conobbe la depressione, era autodistruttiva, ci fu un episodio controverso quando minacciò di suicidarsi. Aveva storie con giovani coatti. Si comportava come una sorta di Bambi braccato. Da ragazza si era sposata in USA, un matrimonio lampo.
Dopo aver abitato in una casetta dietro Campo de’ Fiori andò sull’appia Antica, niente di lussuoso. All’ingresso, un poster col suo sorriso smagliante, il taglio di occhi unico. Aveva una Mercedes station wagon tutta scassata. Si era spostata a Castel Gandolfo. Viveva con una cardiologa che la proteggeva. Beveva, fumava, mangiava male. Ha lavorato coi fratelli Taviani. Il suo ultimo film fu, nel 2002, Il bello delle donne. Esordio 20 anni prima: Il tempo delle mele 2. La chiamammo per il compleanno, il 24 marzo, rispose con un laconico grazie. Qualcosa, nel suo cuore matto, non andava bene.