Corriere della Sera

Fontana al governo: riapriamo così a maggio

La Lombardia: riavvio con il rispetto di 4 D (distanza, dispositiv­i, digitalizz­azione, diagnosi) Il governator­e: non parlo di attività produttive, di competenza del governo, ma ordinarie Il plauso del Carroccio: scelta intelligen­te. La Cgil frena: inascol

- Giampiero Rossi (sopra)

MILANO Misure di sicurezza sanitaria e orari scaglionat­i. La Lombardia studia le mosse per ripartire e scuotersi dopo oltre un mese di vita sospesa.

Ieri il presidente della Regione Attilio Fontana ha annunciato quali saranno le linee guida del percorso che dovrebbe condurre a una «nuova normalità» dal 4 maggio. Per quella data «la Regione chiederà al governo di dare il via libera alle attività produttive nel rispetto delle quattro D: Distanza (un metro di sicurezza tra le persone), Dispositiv­i (ovvero obbligo di mascherina per tutti), Digitalizz­azione (obbligo di smart working per le attività che lo possono prevedere) e Diagnosi (dal 21 aprile inizierann­o i test sierologic­i grazie agli studi in collaboraz­ione con il San Matteo di Pavia)».

Al momento non si può parlare ancora di un «programma», frenano a Palazzo Lombardia, ma piuttosto di un’indicazion­e di rotta che orienterà il confronto con il governo. Perché spetterà a Palazzo Chigi il compito di decidere chi, come e quando potrà riaprire i battenti e far girare le linee produttive. Ma intanto il governator­e Fontana tiene a illustrare quella che definisce «la via lombarda alla libertà», cioè «un piano per riaprire in orario scaglionat­o uffici e aziende e, successiva­mente, scuole e università. Un esempio della nuova normalità — specifica una nota diffusa nel pomeriggio — saranno le aperture delle attività scaglionat­e e sull’arco di tutta la settimana per evitare il sovraffoll­amento dei mezzi pubblici». In serata il governator­e precisa: «Noi non parliamo delle attività produttive, che sono di esclusiva competenza del governo centrale.

Noi parliamo di una graduale ripresa delle attività ordinarie». Pressoché immediata, arriva la benedizion­e del leader della Lega Matteo Salvini: «Regione Lombardia ha avuto coraggio e orgoglio a dire che dal 4 maggio si torna a lavorare, gradualmen­te. Dà la luce in fondo al tunnel, non si può morire di virus ora e di fame dopo». Molto critico, invece, il viceminist­ro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni (M5S) che parla di «un errore» e spiega che «da sempre Fontana ha sostenuto una linea rigorosa e fortemente restrittiv­a e invece oggi sorprenden­temente decide, non si comprende sulla base di quali dati, di aprire. Sostituire­i le D della Regione con 4 C: calma, coerenza, coscienza e criterio».

Contrari anche i sindacati: «La ripartenza non può che essere decisa sulla base di dati sulla salute pubblica— osserva Elena Lattuada, segretaria della Cgil lombarda —. Per prima cosa vorremmo sentire che cosa ne pensano i comitati preposti a monitorare questo aspetto. Dopo con la Regione esiste un tavolo per lo sviluppo, dove però le nostre proposte su diversi fronti, dalla logistica al personale sanitario non sono state ascoltate». E dal fronte delle autorità sanitarie, interviene Ranieri Guerra, direttore vicario dell’oms: «Serve cautela e valutazion­e del rischio — spiega —. La Lombardia è la regione pilota di quanto accadrà nelle altre, dovrà essere estremamen­te cauta e valutare sia rischio che protocolli per renderlo pari a zero: stato di salute dei lavoratori, classe di età a rischio, stato immunitari­o e suscettibi­lità al contagio e rischio esterno al lavoro».

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 ??  ?? Dopo Pasqua Mentre riaprono alcune attività, come lo stabilimen­to Alcantara in provincia di Narni (a sinistra), si cerca di recuperare serenità leggendo un libro alla biblioteca di Affori o con uova di cioccolato portate dalla Croce Rossa a Roma
Dopo Pasqua Mentre riaprono alcune attività, come lo stabilimen­to Alcantara in provincia di Narni (a sinistra), si cerca di recuperare serenità leggendo un libro alla biblioteca di Affori o con uova di cioccolato portate dalla Croce Rossa a Roma

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