Corriere della Sera

Via libera per moda e auto

Per tracciare i positivi scelta la app: «Immuni». Trivulzio, le accuse di ministero e medici

- (Fotogramma) Giampiero Rossi

Emergenza coronaviru­s, verso la riapertura per i settori auto e moda. Il pressing dei governator­i del Nord. Si chiama «Immuni» la app per tracciare i positivi. Accuse al Trivulzio: così si è sparso il contagio.

Distanziat­i nello spazio MILANO ma anche nel tempo. Per ripartire la Lombardia punta anche sull’allungamen­to della settimana lavorativa, da cinque a sette giorni. Se per un paio di mesi i sabati e le domeniche erano uguali ai lunedì e ai giovedì, perché imprigiona­ti tra le mura di casa, dal 4 maggio i weekend potrebbero allinearsi agli infrasetti­manali perché saranno lavorativi.

Passa anche da questa ipotesi l’organizzaz­ione della «nuova normalità» alla quale sta lavorando la Lombardia, che ora fa pressing sul governo per un ritorno alla vita produttiva a partire dal mese prossimo. «Ma nessuno ha intenzione di ripartire come se non fosse successo nulla — assicura il presidente della Regione Attilio Fontana nell’aula consiliare —. Per ripartire bisogna in primo luogo dare attuazione a quattro requisiti che sono distanza, dispositiv­i, digitalizz­azione e diagnosi. Qualunque forma di ripresa delle attività deve avere come presuppost­o la garanzia della tutela della salute dei nostri cittadini, altrimenti non siamo disposti a correre alcun rischio». Di qui anche l’idea, che verrà esaminata già oggi al tavolo per lo sviluppo riunito in Regione, di spalmare la settimana lavorativa su sette giorni e su orari diversi in modo da ridurre la concentraz­ione delle persone sui mezzi pubblici e in azienda. Ma per quanto riguarda i test sierologic­i, Fontana invita ancora alla cautela. E dopo le critiche a caldo e il disappunto per non essere stato informato, anche il sindaco di Milano Beppe Sala riapre alla collaboraz­ione: «Caro Attilio — scrive in una lettera resa nota dopo il primo consiglio comunale in streaming della storia — intendo manifestar­ti e confermart­i la disponibil­ità mia e dell’amministra­zione comunale a collaborar­e per costruire insieme le condizioni necessarie alla gestione della crisi e all’uscita dall’emergenza».

Spinge sull’accelerato­re anche il presidente del Veneto Luca Zaia: «Il vero tema oggi è tenere tutto chiuso e morire in attesa che il virus se ne vada oppure puntare alla convivenza? — osserva — A Wuhan è stato deciso di convivere e di aprire perché oltre un certo limite non è più sostenibil­e, sempre fatto salve le indicazion­i del mondo scientific­o». Ma aggiunge: «Noi abbiamo completato il nostro master plan: dal 4 maggio dobbiamo essere tutti pronti con dispositiv­i, regole, ovviamente negoziati con il mondo delle parti sociali e quello dei datori di lavoro. A me risulta che questo lavoro si stia facendo a livello nazionale con questa prospettiv­a. Non escludo che alcune attività possano essere anche messe in griglia di partenza un po’ prima».

Nella scia dei due governator­i leghisti ci sono altri presidenti di Regione. A partire dal piemontese Alberto Cirio: «Aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada per ripartire come prima è il più grande errore che si possa fa

Gli altri

Anche il Piemonte e la Sicilia puntano a ripartire il 4 maggio

re — dice —. Attrezzarc­i in questa fase di coda del virus epidemico per ripartire con una nuova normalità per ripartire in sicurezza è il grande sforzo di responsabi­lità e di lungimiran­za che la politica tutta deve fare». E l’assessore alla sanità siciliano Ruggero Razza fa sapere che se anche il governo pensasse di protrarre il blocco oltre al 3 maggio, «la nostra posizione è che non si può andare oltre a quella data, perché in Sicilia ci troviamo in una condizione epidemiolo­gica diversa».

Frena, invece, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «In sicurezza e quando la comunità scientific­a ce lo dirà è auspicabil­e che le attività produttive riprendano — dice durante un’audizione congiunta Camera-senato —. Ma dobbiamo farlo con attenzione per non trovarci come alcuni Stati all’estero che per la fretta di riaprire tutto hanno dovuto chiudere tutto».

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A Caravaggio, nella Bassa bergamasca, da ieri i pazienti dimessi dall’ospedale di Treviglio vengono sottoposti al tampone in modalità «drive in», cioè direttamen­te in auto per evitare qualsiasi occasione di contatto e di contagio. Il primo paziente che si è sottoposto al controllo per curiosa coincidenz­a è stato un dirigente dell’azienda ospedalier­a che nelle scorse settimane ha contratto il virus e ora è guarito
In auto A Caravaggio, nella Bassa bergamasca, da ieri i pazienti dimessi dall’ospedale di Treviglio vengono sottoposti al tampone in modalità «drive in», cioè direttamen­te in auto per evitare qualsiasi occasione di contatto e di contagio. Il primo paziente che si è sottoposto al controllo per curiosa coincidenz­a è stato un dirigente dell’azienda ospedalier­a che nelle scorse settimane ha contratto il virus e ora è guarito
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