Corriere della Sera

L’accusa del ministero al Trivulzio: «I contagiati non dovevano entrare»

Chiusa l’ispezione a Milano, la sottosegre­taria Zampa: avevamo vietato di accogliere potenziali diffusori Si indaga sulla strage di Merlara: 28 morti su 72 assistiti

- Giuseppe Guastella

MILANO I risultati dell’ispezione nel Pio Albergo Trivulzio terminata ieri dal ministero della Salute arriverann­o più in avanti, quando lo stesso controllo e sopratutto l’inchiesta aperta dalla Procura di Milano sulla Baggina e su un’altra dozzina di Rsa potrebbero rivelarsi un’indagine su come la Regione Lombardia a trazione leghista ha gestito l’emergenza coronaviru­s.

Quale sia l’obiettivo del ministero lo dice la sottosegre­taria Sandra Zampa quando, rispondend­o alla Camera ad un’interpella­nza del Pd, spiega che gli uffici avevano disposto che nelle Rsa non dovevano entrare dall’esterno «soggetti contagiati e quindi possibili diffusori del virus». È su questo che stanno lavorando con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo e epidemia colposa i pm di Milano Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, diretti dall’aggiunto Tiziana Siciliano, che hanno perquisito il Pat (sequestrat­e anche email, comunicazi­oni e fatte le copie dei contenuti di cellulari, tablet e pc) e hanno acquisito a Palazzo Lombardia la delibera con la quale l’8 marzo la Regione dispose che nelle Rsa lombarde potessero essere accolti malati Covid-19 in via di ristabilim­ento, a patto che fossero ospitati in reparti separati da quelli degli altri anziani. Una delle ipotesi è che nelle Rsa la situazione sia sfuggita di mano trasforman­dole nei focolai di contagio che hanno fatto strage di anziani. Il Pat ha dichiarato di non aver mai ricevuto pazienti Covid.

Ieri la Guardia di Finanza di

Milano è tornata in Regione per proseguire l’acquisizio­ne di atti cominciata mercoledì quando era stata acquisita la delibera sulla distribuzi­one del dispositiv­i di protezione individual­e (mascherine, occhiali, camici, guanti). È questo un altro filone dell’inchiesta partita dalle denunce degli operatori sanitari rimasti contagiati per la carenza di protezioni e dei familiari delle vittime. Nei momenti più difficili della pandemia, almeno fino a metà marzo, tutte le strutture hanno sofferto per la penuno ria di Dpi. Il Pat ha tentato di approvvigi­onarsi per proteggere personale e ospiti che già da gennaio, quindi prima dell’esplosione dell’infezione, sarebbero arrivati con gravi problemi respirator­i e polmoniti.

Tra marzo ed aprile, sono morti 143 anziani nella Baggina (934 in tutte le Rsa lombarde), dove ieri sono arrivati i primi tamponi, mille. Le cartelle cliniche delle vittime sono solo una minima parte dell’enorme quantità di documenti sequestrat­i o acquisiti dagli investigat­ori che sarandella esaminati dalle Fiamme Gialle e dai periti — un medico legale, un epidemiolo­go e un medico del lavoro — che collaborer­anno con la Procura nelle indagini aperte sulle Rsa.

Inchieste che continuano a essere avviate in tutta Italia, come quella della Procura di Rovigo, per ora senza indagati e notizie di reato, sulla morte di 28 dei 72 assistiti della Rsa Pietro e Santa Scarmignan di Merlara (Padova).

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