L’accusa del ministero al Trivulzio: «I contagiati non dovevano entrare»
Chiusa l’ispezione a Milano, la sottosegretaria Zampa: avevamo vietato di accogliere potenziali diffusori Si indaga sulla strage di Merlara: 28 morti su 72 assistiti
MILANO I risultati dell’ispezione nel Pio Albergo Trivulzio terminata ieri dal ministero della Salute arriveranno più in avanti, quando lo stesso controllo e sopratutto l’inchiesta aperta dalla Procura di Milano sulla Baggina e su un’altra dozzina di Rsa potrebbero rivelarsi un’indagine su come la Regione Lombardia a trazione leghista ha gestito l’emergenza coronavirus.
Quale sia l’obiettivo del ministero lo dice la sottosegretaria Sandra Zampa quando, rispondendo alla Camera ad un’interpellanza del Pd, spiega che gli uffici avevano disposto che nelle Rsa non dovevano entrare dall’esterno «soggetti contagiati e quindi possibili diffusori del virus». È su questo che stanno lavorando con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo e epidemia colposa i pm di Milano Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, diretti dall’aggiunto Tiziana Siciliano, che hanno perquisito il Pat (sequestrate anche email, comunicazioni e fatte le copie dei contenuti di cellulari, tablet e pc) e hanno acquisito a Palazzo Lombardia la delibera con la quale l’8 marzo la Regione dispose che nelle Rsa lombarde potessero essere accolti malati Covid-19 in via di ristabilimento, a patto che fossero ospitati in reparti separati da quelli degli altri anziani. Una delle ipotesi è che nelle Rsa la situazione sia sfuggita di mano trasformandole nei focolai di contagio che hanno fatto strage di anziani. Il Pat ha dichiarato di non aver mai ricevuto pazienti Covid.
Ieri la Guardia di Finanza di
Milano è tornata in Regione per proseguire l’acquisizione di atti cominciata mercoledì quando era stata acquisita la delibera sulla distribuzione del dispositivi di protezione individuale (mascherine, occhiali, camici, guanti). È questo un altro filone dell’inchiesta partita dalle denunce degli operatori sanitari rimasti contagiati per la carenza di protezioni e dei familiari delle vittime. Nei momenti più difficili della pandemia, almeno fino a metà marzo, tutte le strutture hanno sofferto per la penuno ria di Dpi. Il Pat ha tentato di approvvigionarsi per proteggere personale e ospiti che già da gennaio, quindi prima dell’esplosione dell’infezione, sarebbero arrivati con gravi problemi respiratori e polmoniti.
Tra marzo ed aprile, sono morti 143 anziani nella Baggina (934 in tutte le Rsa lombarde), dove ieri sono arrivati i primi tamponi, mille. Le cartelle cliniche delle vittime sono solo una minima parte dell’enorme quantità di documenti sequestrati o acquisiti dagli investigatori che sarandella esaminati dalle Fiamme Gialle e dai periti — un medico legale, un epidemiologo e un medico del lavoro — che collaboreranno con la Procura nelle indagini aperte sulle Rsa.
Inchieste che continuano a essere avviate in tutta Italia, come quella della Procura di Rovigo, per ora senza indagati e notizie di reato, sulla morte di 28 dei 72 assistiti della Rsa Pietro e Santa Scarmignan di Merlara (Padova).