Il governo sceglie il kit sierologico. «Si parte a maggio»
Oggi il bando, ma le regioni non aspettano. La Lombardia inizia da sola, il piano dell’emilia Romagna
ROMA Fare presto, partire all’inizio del mese prossimo con la campionatura della popolazione. Lo scopo è scattare una fotografia realistica, a due mesi dall’avvio dell’epidemia in Italia. Servono una serie di risposte urgenti.
Quante persone sono entrate in contatto col virus senza sviluppare i sintomi della malattia? Quali sono le regioni più colpite? Qual è la percentuale di immunità raggiunta dal Paese? Lo strumento è lo studio epidemiologico nazionale con i test rapidi sierologici, quelli che permettono di sapere se un individuo possiede gli anticorpi di difesa contro il Sars-cov-2 perché magari è stato contagiato ma non ha avuto conseguenze cliniche, quindi non se ne è accorto.
Stamattina sul sito della Protezione civile il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri farà pubblicare la call pubblica per raccogliere le offerte delle aziende produttrici dei kit. Dovranno essere adattabili a due tecnologie indicate dal Comitato tecnico-scientifico — Clia ed Elisa — di cui i laboratori si devono dotare per partecipare allo studio, uno di riferimento per regione. L’obiettivo è uniformare il metodo di rilevamento affinché quanto si legge nell’analisi di un campione ristretto di popolazione (150-200 mila persone di tutte le età e aree geografiche) possa essere considerato riproducibile a livello nazionale.
Le offerte verranno valutate innanzitutto dal punto di vista qualitativo, dovranno avere le caratteristiche tecniche richieste. Poi, in caso di parità tra più prodotti, si sceglierà la proposta più conveniente per il prezzo di acquisto.
Le Regioni però non aspettano. La Lombardia parte in modo autonomo il 23 nelle province più colpite, il 27 a Milano e nelle altre zone. Nel Lazio l’assessore Alessio D’amato annuncia che entro domani aprirà la gara per acquisire i test «visto che non abbiamo ricevuto indicazioni». L’emilia-romagna dice sì a «campagne di screening da parte delle imprese presso laboratori privati autorizzati dalla direzione generale». Si pensa a campagne di screening nelle zone più colpite (Piacenza, Rimini e Medicina).
No invece all’autodiagnosi, ad analisi richieste dai singoli cittadini a centri privati «al di fuori del percorso ufficiale». Prospettiva pericolosissima. Il rischio è che si pensi di ottenere individualmente un patentino sulla base di un’analisi non validata.