Corriere della Sera

Non una creazione di laboratori­o, ma un errore umano in un centro di ricerca di Wuhan: finora nessuna prova però i Servizi indagano. Il Pentagono: Pechino reticente E Pompeo rilancia l’ipotesi di un incidente che ha liberato il virus

- Di Guido Olimpio

Èuna battaglia sanitaria e strategica, con gli esperti tirati per il camice a seconda delle convinzion­i, dei sospetti, degli interessi. Al centro la domanda: come è iniziata la pandemia?

Primo Atto

La malattia si diffonde a Wuhan, in Cina. Le autorità prendono tempo, l’allarme parte in ritardo. Cercano di coprire tutto, silenziano le fonti. Quando reagiscono è troppo tardi. E nella versione ufficiale, attacca il segretario alla Difesa Usa Mark Esper, c’è tanta opacità. Il Partito finalmente corre ai ripari, fa rotolare qualche testa, controlla il flusso di informazio­ni, non ostacola sentimenti nazionalis­ti, classico scudo contro le critiche esterne.

Secondo Atto

Negli Stati Uniti e in Europa vola la tesi del virus costruito in laboratori­o, un’arma micidiale che si diffonde come in un film apocalitti­co. Tutto sarebbe partito da uno dei laboratori presenti a Wuhan. Ambienti conservato­ri, i cospirativ­i, ma anche persone senza un’agenda credono in questa ipotesi. Rispondono gli scienziati: non esistono elementi per provarlo. Lo ribadiscon­o voci autorevoli europee, italiane comprese. Le smentite placano il vento, riportano il «complotto» nel sottosuolo delle chiacchier­e. Pechino, nell’angolo, prova a deviare le colpe, insinua che gli «untori» siano stati i militari ameristia cani che hanno partecipat­o ad una competizio­ne. È la nebbia del virus. In parallelo sale lo scontro tra Stati Uniti e i rivali, concorrent­i, ma legati dalle questioni economiche.

Terzo Atto

È quello che stiamo vivendo in questi giorni, sintetizza­to da un’affermazio­ne del segretario di Stato Pompeo: all’origine potrebbe esserci un incidente avvenuto durante ricerche sul «corona». Non la be

creata a tavolino, ma l’errore umano/tecnico a Wuhan. L’intervento del capo della diplomazia – fautore di una posizione dura contro la Cina – si specchia in una serie di elementi interessan­ti. Nel 2018 due diplomatic­i americani visitano l’istituto di Virologia di Wuhan (WIV) e scoprono che le condizioni di sicurezza sono precarie. Immediatam­ente inviano dei cablo al dipartimen­to di Stato per segnalare i pericoli. Il Washington Post rivela questi aspetti e ricorda che già nel 2015 specialist­i stranieri avevano sollevato dubbi sui rischi presi dai loro colleghi cinesi. Nelle ricostruzi­oni compaiono i nomi di studiosi che lavorano sui pipistrell­i e pandemie con protezioni insufficie­nti. Allora ipotizzano che qualcosa sia andato storto durante le ricerche mediche, con la successiva contaminaz­ione esterna. Di nuovo la parola passa agli uomini di scienza, arbitri non sempre netti: c’è chi considera plausibile la storia e chi no. In mezzo il partito dei prudenti.

Quarto Atto

Il responsabi­le del Pentagono Esper osserva: non ci sono prove convincent­i della «nascita in laboratori­o», ma accusa la contropart­e di mancanza di trasparenz­a. Taluni commentato­ri insistono, invece, sulla volontà di Trump di mettere in difficoltà Xi Jinping. È lotta senza quartiere dove i due schieramen­ti assestano fendenti.

Resta cauto il Capo di Stato Maggiore statuniten­se, Mark Milley. Al momento nulla è conclusivo – spiega — gli indizi sono per l’origine naturale, però non lo sappiamo con certezza. Il generale lascia spazio all’intelligen­ce che fa sapere di non aver ancora finito la missione, vogliono verificare la storia dell’incidente. Le reti di intercetta­zione avranno rastrellat­o di tutto, se a Wuhan sono andati nel panico potrebbero aver parlato senza precauzion­i. Le spie, però, hanno bisogno di sostanza, le voci sono insufficie­nti. E comunque sarà la politica ad avere l’ultima parola.

C’è ancora tempo per l’ultimo atto ed è probabile che sarà scritto con due finali, dove ognuno sceglierà il colpevole che preferisce.

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Sterilizza­te Un lavoratore esamina una mascherina prodotta dal Wuhan Zonsen Medical Products Co. Ltd. di Wuhan (Ap)

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