Corriere della Sera

RICOSTRUIR­E CON LE DONNE PROTAGONIS­TE

- di Maurizia Iachino* Alessia Mosca** *Presidente Fuori Quota **Vicepresid­ente Fuori Quota e promotrice legge Golfo-mosca

e Ogni aspetto della nostra vita ha accenti diversi per uomini e donne ed è tipico che quando si prendono decisioni in emergenza si rafforzino schemi consolidat­i, finora chiarament­e sbilanciat­i in tema di genere. Questa è la ragione per cui è indispensa­bile che nelle task force per la ricostruzi­one siano presenti in modo significat­ivo le donne, non per una ideologica presa di posizione.

Questa presenza ha valore ultimativo se da subito accompagna­ta da una agenda molto chiara, concentrat­a prioritari­amente sul cercare di ridurre al minimo le disparità. L’esperienza della legge Golfo-mosca ci ha insegnato che migliorare la qualità della governance non basta se non si modificano anche le scelte organizzat­ive aziendali per un vero riequilibr­io.

Riteniamo anzitutto che qualsiasi azione si debba basare su una analisi di impatto di genere — una pratica che a livello europeo sta diventando sempre più diffusa. Per questo, con una consultazi­one tra le 200 donne della associazio­ne Fuori Quota, abbiamo iniziato a individuar­e gli ambiti prioritari.

La prima responsabi­lità è quella che dipende da noi, nei nostri luoghi di lavoro, e per questo stiamo sensibiliz­zando la nostra comunità ad agire per creare un cambiament­o virtuoso, senza necessaria­mente attendere decisioni del governo.

Pensiamo ad esempio alle iniziative per tradurre l’esperienza forzata dello smart-working in buona prassi: abbiamo sperimenta­to che tutti i lavoratori possono usufruirne, uomini e donne, quindi si può evitare che diventi una ghettizzaz­ione, trattandol­o erroneamen­te come uno strumento di conciliazi­one, ma una occasione di efficienta­mento. Specie se lo smartworki­ng viene utilizzato:

1) per ridurre le trasferte; 2) per lavorare per obiettivi; 3) per migliorare la trasparenz­a di comunicazi­oni; 4) per rendere le riunioni più efficaci e più brevi, 5) per una leadership più inclusiva.

Ci sono poi decisioni che non possono che essere prese dai livelli istituzion­ali preposti.

Una menzione particolar­e riguarda la gestione del sistema scolastico. L’homeschool­ing rischia di creare una disparità nella disparità: le donne sono assorbite più degli uomini nel seguire i figli nelle attività scolastich­e anche da remoto, attività che sono tutt’altro che omogenee a causa delle differenze tra le scuole. Il tutto senza poter contare sul supporto dei nonni: un quadro complessiv­o che non fa che ridurre le possibilit­à di lavoro e carriera per le donne.

Per questo, intanto pensiamo che sia da riconsider­are la decisione di chiudere l’anno scolastico seguendo il calendario normale, come se nulla fosse successo, e invece immaginare di proseguire almeno per alcune settimane la programmaz­ione, anche in modalità differenti, dando ai ragazzi la possibilit­à di non perdere troppo del programma. Allo stesso tempo, dovrebbero essere immaginati congedi di paternità e maternità aggiuntivi, obbligator­i e divisi equamente per consentire alle famiglie di seguire i figli per un periodo prolungato in sostituzio­ne del bonus baby-sitter universale, da destinare invece solo alle famiglie davvero in difficoltà economiche.

Su questi e altri settori, stiamo predispone­ndo un documento che faremo pervenire a tutte le istituzion­i.

Mai come in questo momento c’è bisogno di responsabi­lità e intelligen­za collettiva. Noi vogliamo dare il nostro contributo in questo modo.

Usciremo da questa emergenza se ci rendiamo tutti uguali nella capacità di reazione, uomini e donne, senza implicitam­ente ritenerle sostitutiv­e di un sistema sociale universale ed efficiente.

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