Corriere della Sera

UNA CLASSE DIRIGENTE CON POCHE ECCELLENZE

- Stefano Brentegani brentstemo­untain@gmail.com

Caro Aldo, non passa giorno che non leggiamo commenti negativi sui nostri politici, bersaglio sia dei giornalist­i che del pubblico, con toni che vanno dal rancoroso, «insipienza della nostra classe dirigente», fino all’oltraggios­o senza limiti, e qui la panoramica offerta dai social è ricchissim­a. Vorrei ricordare che i politici nostrani, a tutti i livelli, non sono altro che l’espression­e del nostro pensiero e della nostra mentalità, essendo stati da noi votati. Ogni attacco nei loro confronti, attività molto comoda da svolgere dal divano o al bar, dovrebbe essere vista come una denuncia verso noi stessi.

Caro Stefano,

Purtroppo quello che lei dice è vero solo in parte. Dal 2006 noi non scegliamo i nostri rappresent­anti in Parlamento. Una buona legge come il Mattarellu­m, incentrata su collegi uninominal­i che consentiva­no agli elettori di scegliere il loro rappresent­ante, fu sostituita da una legge pessima, voluta fondamenta­lmente da Silvio Berlusconi — e dai suoi alleati centristi — e scritta da un leghista, con l’obiettivo di perdere meno nettamente le elezioni del 2006. Il bello, o il brutto, fu che con il Mattarellu­m probabilme­nte il centrodest­ra le elezioni del 2006 le avrebbe vinte. Fatto sta che da allora ci sono liste bloccate; quindi deputati e senatori non sono eletti dal popolo, ma nominati dai capi partito. Il Pd non ha cambiato la legge quando nel 2013 poteva farlo, e per le elezioni del 2018 ne ha fatta una che di fatto conferma il sistema; ora poi il Pd è diventato accesament­e proporzion­alista (i 5 Stelle lo sono da sempre). Vale la pena ricordare che in Italia il popolo elegge il Parlamento, non il governo: spesso sono diventati premier uomini che in Parlamento neppure c’erano, da Monti a Renzi; quanto a Conte, la grande maggioranz­a degli italiani non l’aveva mai sentito nominare.

Lei comunque, gentile signor Brentegani, ha ragione su un punto: la classe dirigente è espression­e del Paese. Troppo spesso in questi anni abbiamo ragionato con la logica dell’uno vale uno, che punisce la competenza, e con il criterio della mediocrità, che punisce le eccellenze. E le eccellenze sono per definizion­e poche. A giudicare da quel che vediamo, pochissime.

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