UNA CLASSE DIRIGENTE CON POCHE ECCELLENZE
Caro Aldo, non passa giorno che non leggiamo commenti negativi sui nostri politici, bersaglio sia dei giornalisti che del pubblico, con toni che vanno dal rancoroso, «insipienza della nostra classe dirigente», fino all’oltraggioso senza limiti, e qui la panoramica offerta dai social è ricchissima. Vorrei ricordare che i politici nostrani, a tutti i livelli, non sono altro che l’espressione del nostro pensiero e della nostra mentalità, essendo stati da noi votati. Ogni attacco nei loro confronti, attività molto comoda da svolgere dal divano o al bar, dovrebbe essere vista come una denuncia verso noi stessi.
Caro Stefano,
Purtroppo quello che lei dice è vero solo in parte. Dal 2006 noi non scegliamo i nostri rappresentanti in Parlamento. Una buona legge come il Mattarellum, incentrata su collegi uninominali che consentivano agli elettori di scegliere il loro rappresentante, fu sostituita da una legge pessima, voluta fondamentalmente da Silvio Berlusconi — e dai suoi alleati centristi — e scritta da un leghista, con l’obiettivo di perdere meno nettamente le elezioni del 2006. Il bello, o il brutto, fu che con il Mattarellum probabilmente il centrodestra le elezioni del 2006 le avrebbe vinte. Fatto sta che da allora ci sono liste bloccate; quindi deputati e senatori non sono eletti dal popolo, ma nominati dai capi partito. Il Pd non ha cambiato la legge quando nel 2013 poteva farlo, e per le elezioni del 2018 ne ha fatta una che di fatto conferma il sistema; ora poi il Pd è diventato accesamente proporzionalista (i 5 Stelle lo sono da sempre). Vale la pena ricordare che in Italia il popolo elegge il Parlamento, non il governo: spesso sono diventati premier uomini che in Parlamento neppure c’erano, da Monti a Renzi; quanto a Conte, la grande maggioranza degli italiani non l’aveva mai sentito nominare.
Lei comunque, gentile signor Brentegani, ha ragione su un punto: la classe dirigente è espressione del Paese. Troppo spesso in questi anni abbiamo ragionato con la logica dell’uno vale uno, che punisce la competenza, e con il criterio della mediocrità, che punisce le eccellenze. E le eccellenze sono per definizione poche. A giudicare da quel che vediamo, pochissime.