L’agenda: rinnovamento e Ricostruzione
Se l’elezione di Carlo Bonomi alla presidenza di Confindustria fosse avvenuta prima dell’epidemia avrebbe avuto un segno lineare: un profondo rinnovamento dell’associazione trainato dal nuovo triangolo industriale Trevisobologna-milano. E del resto scorrendo le 50 pagine scritte da Bonomi in sede di presentazione della sua candidatura si possono trovare la a e la zeta del suo progetto. Dall’imprescindibile trasformazione 4.0 alla transizione energetica, da nuove relazioni industriali al sogno di un’ena italiana. Un programma che per essere realizzato avrebbe richiesto una doppia mutazione, dell’associazione e della stessa cultura delle imprese. E’ chiaro però che quell’agenda e quelle premesse andranno sì onorate (le dimensioni del successo di Bonomi lo richiedono) ma dovranno essere calate in un contesto del tutto differente.
Sul breve c’è da governare la riapertura delle fabbriche assicurando la salute dei dipendenti e riaprendo il dialogo con l’opinione pubblica, sul medio c’è da ricollocare il peso e il valore della manifattura italiana nelle nuove condizioni della competizione internazionale. In questi giorni abbiamo capito come la nostra dipendenza dalle grandi catene del valore è aumentata drasticamente negli anni post-grande Crisi. Il secondo posto nella manifattura europea, che ci rende orgogliosi, è legato a quella presenza e conservarlo con un Pil italiano annunciato a - 9 o -10% non sarà facile.
Ma nelle prime parole pronunciate da Bonomi presidente non si è ascoltato solo l’impegno per uscire dalla crisi dovuta alla pandemia, c’è stata anche l’orgogliosa riproposizione sia dell’autonomia dalla politica sia dei valori della libera competizione di mercato. Vessilli che è non facile sventolare in una stagione in cui il governo ha trasformato i prefetti in esperti di politica industriale e da più parti si celebra il trionfo dello Stato-padrone. Toccherà dunque al neopresidente tracciare il percorso di un nuovo e ambizioso patto pubblicoprivato, che non potrà che avere come modello storico quella Ricostruzione di cui tanto parliamo.
L’autonomia
Bonomi ha rimesso subito al centro sia l’autonomia dalla politica sia i valori della libera competizione di mercato