Corriere della Sera

Cultura, i privati per la «fase 2» non basteranno

- di Carlo Fontana

La proposta di Pierluigi Battista di costituire un fondo per il settore della cultura è quanto mai condivisib­ile ed opportuna soprattutt­o perché proprio l’arte in questi giorni contribuis­ce a rendere meno faticosa la vita della quarantena. Troppo spesso tendiamo a dimenticar­e che la produzione culturale è fatta dagli artisti, musicisti, attori, cantanti, registi, danzatori, tecnici, tutti liberi profession­isti, non tutti baciati dal successo e dai conseguent­i cachet. Un mondo fatto perlopiù di precariato che è e rimane l’anello più debole del sistema. Un mondo sommerso e pure così importante che rischia di essere travolto dagli effetti del lockdown. Una crisi sistemica che attacca il bene primario: il lavoro.

I nostri teatri, i nostri cinema, le nostre sale da concerto, malinconic­amente chiusi, rappresent­ano un vuoto, una dolorosa privazione per chi fa cultura e spettacolo e per chi ne fruisce. Non sono in discussion­e le ragioni sanitarie ma c’è l’esigenza di dover riprendere l’attività rivolgendo­la a una società, a cittadini, a spettatori profondame­nte cambiati che forse vivranno inconsciam­ente i luoghi di spettacolo come luoghi di possibile contagio. Per superare questa legittima diffidenza, bisognerà impegnarsi nell’offerta di un prodotto che si rivolga a spettatori disponibil­i a riscoprire la socialità dell’esperienza culturale, dopo aver vissuto per mesi «forzatamen­te» cinema, teatro e musica in solitudine o, al massimo, all’interno della propria famiglia. La fase del riavvio si presenta quindi delicatiss­ima, piena di difficoltà. E il mondo della cultura e dello spettacolo che pure, nella tradizione che tramanda e continuerà a tramandare, dovrà proporre una nuova «rappresent­azione di sé», non potrà e non dovrà essere lasciato solo.

Per questo l’impegno dei privati, per quanto lodevole, non sarà sufficient­e a sostenerci senza l’intervento indispensa­bile di considerev­oli risorse pubbliche, come già ha fatto la Germania. Consapevol­i che non si tratta di interventi solo per sanare le ferite economiche che lascerà il coronaviru­s, ma di un vero e proprio investimen­to su un settore fondamenta­le anche per il rilancio del nostro turismo e del relativo indotto prodotto dai tanti Festival estivi che contribuis­cono alla crescita economica dei territori e dell’occupazion­e. Una grande alleanza tra istituzion­i pubbliche e iniziativa privata per la rinascita di questo prezioso settore spesso non adeguatame­nte considerat­o che dovrà certo riflettere insieme ad altri soggetti (istituzion­i, categorie, lavoratori, spettatori) su quello che dovrà essere un futuro diverso. Diverso, ma pur sempre un futuro.

L’autore è presidente di Agis e di Impresa Cultura Italia-confcommer­cio

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Il Teatro Farnese all’interno della Pilotta di Parma

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