Corriere della Sera

Nuovo San Siro, il progetto non si ferma (e non era scontato)

- Arianna Ravelli

Per una volta, non è tanto importante cosa si sono detti: basta che abbiano ripreso a parlarsi. Il virus ha paralizzat­o il mondo e ancora non si sa come ce lo restituirà: ecco perché fa già notizia che Inter e Milan, in questo contesto, abbiano deciso di non abbandonar­e il progetto del nuovo stadio San Siro. Che naturalmen­te non è detto che si farà e ha di fronte a sé, intatte, ancora tutte le difficoltà di trovare un accordo con il Comune di Milano sulle volumetrie, ma che non si è fermato. Milan e Inter, come si sa, con lo strumento della legge degli stadi, spingono per un progetto che prevede, oltre allo stadio nuovo — che sorgerà di fianco al vecchio —, un intero distretto dedicato allo sport e all’intratteni­mento, con un albergo, un ristorante, un centro commercial­e, mentre il Comune non vuole derogare ai limiti volumetric­i: la trattativa era in corso prima e ora riprenderà. All’incontro di ieri in videoconfe­renza, cui hanno partecipat­o il presidente del Milan Paolo Scaroni, l’ad dell’inter Alessandro Antonello, e i tre assessori del Comune Pierfrance­sco Maran, Roberta Guaineri e Roberto Tasca, ne seguirà un altro la prossima settimana. Dove eravamo rimasti? Alla valutazion­e dei progetti dei due studi rimasti in corsa (Populous e Manica) che hanno pensato a come riutilizza­re le parti dell’attuale San Siro che si salveranno. Insomma, dare concretezz­a alla famosa rifunziona­lizzazione di San Siro. La definizion­e dei progetti aveva subito un rallentame­nto ma ora si è ripartiti. Non era scontato: in fondo, al momento non si sa neanche quando gli stadi potranno riaccoglie­re pubblico. Invece due investitor­i stranieri, il colosso cinese Suning e il fondo americano Liberty, hanno ancora intenzione di investire un miliardo in un’opera a Milano, che si realizzerà nel lungo termine, evidenteme­nte convinti che possa essere ancora un buon affare. Anche il Comune di Milano dovrà valutare con attenzione cosa conviene alla città, dal momento che, per esempio, il cantiere darà lavoro a 5 mila persone in tre anni. Non per caso nel comunicato diffuso ieri si fa riferiment­o all’opera «ancora più strategica nell’ottica dell’auspicata ripresa economica della città»: è questa un’arma che i due club di sicuro si giocherann­o, perché è vero che il nuovo stadio trova fieri oppositori in città, soprattutt­o tra chi vorrebbe salvare San Siro, ma è anche vero che lo sfumare di un investimen­to in un momento di crisi potrebbe suscitare altre proteste.

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(Lapresse) Casa San Siro, intitolato a Meazza dal 1980

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