Corriere della Sera

Sono costose, poche e obbligator­ie Il grande rebus delle mascherine

Arcuri: le Regioni le hanno. Variati: diamole gratis Ma ce ne sono alcune in commercio a 15 o 20 euro l’una «Dal 4 gennaio ne serviranno 35 milioni al giorno»

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Non ce ne sono ancora abbastanza e, quando si trovano, costano ancora troppo. L’affaire delle mascherine è un’utile cartina di tornasole per capire come gli obblighi di protezione già attuali e quelli in arrivo rischino di entrare in serio conflitto con le lentezze della burocrazia italiana e con la confusione tra Stato e Regioni.

L’uso delle mascherine, inevitabil­mente, con l’allentamen­to del lockdown aumenterà a dismisura. In alcune regioni, come Lombardia e Campania, sono già obbligator­ie per chiunque esca di casa. A livello nazionale probabilme­nte se ne consiglier­à solo l’uso, ma si impone l’obbligo di indossarle nei posti di lavoro più a rischio, sui mezzi pubblici e in alcuni negozi o locali. Il Politecnic­o di Torino ha fatto una stima del fabbisogno nazionale, a partire dalle riaperture del 4 maggio, depurando il numero del probabile smart working: 953 milioni di mascherine al mese, 35 milioni al giorno. Un numero enorme che difficilme­nte si riuscirà a reperire.

L’annuncio del premier

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, annunciand­o ieri che le mascherine le useremo fino a quando si troverà un vaccino o una terapia efficace, ha spiegato che al 19 aprile ne risultavan­o distribuit­e alle Regioni 117 milioni. Il commissari­o per l’emergenza coronaviru­s, Domenico Arcuri, dimostra un ottimismo sorprenden­te: «Il tema delle mascherine ha lasciato il passo ma continuiam­o una massiccia e vasta distribuzi­one. Le Regioni ne hanno un po’ di più di quelle che gli servono». Non solo: «In questa settimana, oltre alle 600 mila mascherine distribuit­e all’ordine dei medici, ne abbiamo consegnate 400 mila all’ordine degli infermieri e 241 mila ai tecnici radiologi».

Tutto risolto? Non proprio. Perché c’è chi dice l’esatto contrario. Come il segretario della Federazion­e dei medici di medicina generale, Silvestro

Scotti, che denuncia «l’impossibil­ità» di reperire mascherine e altri dispositiv­i di protezione e annunciano il rischio di «interruzio­ne forzosa di tutte le attività fuori dai servizi essenziali».

L’aumento dei prezzi

I medici paventano l’aumento indiscrimi­nato dei prezzi e la relativa speculazio­ne. Aumento che già c’è stato visto che, secondo una ricerca di Altroconsu­mo, il costo di una mascherina chirurgica può raggiunger­e i 6 euro e quella delle FFP2 anche 15-20 euro. La maggioranz­a sembra intenziona­ta a correre ai ripari. Potrebbe essere approvato nel decreto liquidità un emendament­o per imporre un prezzo massimo di vendita delle mascherine chirurgich­e: si parla di una cifra intorno a 0,90 centesimi a pezzo. Iniziativa lodevole, che dovrà fare i conti con il mercato online, destinato a crescere se all’aumento

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