Corriere della Sera

I nuovi viaggi tra plexiglass e distanziam­enti

La ripresa interesser­à per ora 2,7 milioni di lavoratori Dagli spostament­i in città a quelli più a lungo raggio ecco le misure allo studio nelle aziende della mobilità

- Di Leonard Berberi e Fiorenza Sarzanini

Plexiglas, percorsi imposti, tempi dilatati. E mascherine, dispenser e posti a sedere obbligator­i. Almeno per qualche mese. Ecco la «fase 2» dei trasporti locali, nazionali e internazio­nali. Per ora è una bozza delle aziende del settore, che attendono però le disposizio­ni del governo perché siano coerenti.

Un mondo di plexiglas, percorsi imposti, segnaletic­a onnipresen­te, tempi dilatati. E mascherine, dispenser e posti a sedere obbligator­i. Almeno per qualche mese. O meglio: fino a quando non si troverà un vaccino. La «fase 2» dei trasporti — nel breve termine locali e nazionali, nel lungo termine internazio­nali — è contenuta in decine di bozze dei gruppi di lavoro delle aziende del settore. Numeri, soluzioni e scenari che comportano un costo e che attendono soprattutt­o le disposizio­ni del governo per essere coerenti.

Le incognite, a sentire le società, non sono poche e il tempo che separa dal 4 maggio è sempre meno. Il primo quesito è anche legalmente rilevante: a chi saranno affidati gli accertamen­ti sul rispetto del distanziam­ento sociale nella nuova mobilità urbana? Facile realizzarl­o su treni ad alta velocità e aerei dove i posti sono limitati e assegnati, complicato — se non quasi impossibil­e — sugli autobus del trasporto pubblico locale e i convogli regionali.

Secondo la task force guidata da Vittorio Colao l’allentamen­to delle misure restrittiv­e «mobiliterà al massimo 2,7 milioni di italiani». Persone che si aggiungono a quelle «risparmiat­e» dal lockdown. E già su questo il dibattito è aperto. La «ripresa», quando ci sarà, non è detto che sia su volumi significat­ivi. Non solo perché il dato dei pendolari, per esempio, deve tenere conto di quanti proseguira­nno con lo smartworki­ng, ma anche perché una fetta non trascurabi­le di quelli che un tempo prendevano il treno, la metropolit­ana, il tram e l’autobus nelle prossime settimane e mesi potrebbero ricorrere all’auto privata per ridurre le occasioni a rischio contagio. Colao durante la cabina di regia con il premier, le Regioni e gli enti locali, ha stimato che gli utenti saranno il 15% di quelli che si registrava­no

prima dell’emergenza Covid-19. Si pensa di incentivar­e l’uso di mezzi privati, bici, scooter, veicoli aziendali. Nelle società di trasporti ci si chiede, poi, se l’idea dei diversi orari di ingresso verrà ufficializ­zata. Un’incognita per chi, in ambito locale, dovrà modulare le frequenze.

Cambierann­o pure le tempistich­e. Quelle per un viaggio in treno si allunghera­nno: tra distanziam­ento all’ingresso della stazione, termoscann­er e controllo del biglietto sarà come spostarsi in aereo. A proposito del trasporto in alta quota: per ora in Europa si procede in ordine sparso. Ogni compagnia sta adottando politiche diverse. Chi all’insegna della prudenza massima, anche per gli obblighi di legge, come Alitalia (mascherine, sedile centrale vuoto) e chi, come qualche vettore continenta­le, fa decollare aerei strapieni ritenendo sufficient­i le mascherine. «Entro metà maggio pubblicher­emo le linee guida a cui stiamo lavorando sulla ripartenza dei viaggi all’interno della Ue — annuncia Adina Valean, la commissari­a ai Trasporti —: ci saranno dei principi orizzontal­i da rispettare, con dettagli diversi a seconda della modalità». Quali? «Certamente il distanziam­ento sociale, il fatto di dover indossare dei dispositiv­i protettivi, così come la disinfezio­ne di aeroporti e velivoli».

«Nella “fase 2” bisognerà attuare misure di mitigazion­e», spiega Roberto Scaramella, partner della società di consulenza internazio­nale Oliver Wyman ed esperto di trasporti. I flussi, secondo lui, potrebbero dare una mano. «Da quello che abbiamo visto la propension­e post-covid a riprendere i viaggi in Cina è molto bassa: oltre l’80% delle persone non intende ricomincia­re a muoversi fino alla completa risoluzion­e dell’emergenza sanitaria». Secondo l’analista in treno e aereo è impossibil­e mantenere le distanze minime, ma a bordo il numero di persone con cui si entra in contatto è limitato a 4-6 (identifica­bili) rispetto a quanto avviene prima e dopo l’imbarco. «È l’occasione — conclude — per accelerare sull’innovazion­e tecnologic­a e sulla biometria».

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