Corriere della Sera

Per il premier non è un liberi tutti «ma il Paese di più non reggerebbe»

Ll parere del comitato tecnico scientific­o al governo No a scuole e a centri commercial­i Sì ai negozi, posti dimezzati nei ristoranti

- Marco Galluzzo

ROMA «Dobbiamo dare per scontata la risalita della curva, mi sembra il modo più corretto per affrontare questa fase». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo dice chiarament­e alle parti sociali, che incontra di pomeriggio, a Palazzo Chigi. «Gli scienziati vorrebbero tenere l’indice R con zero a 0,1 oppure a 0,0, ma è chiaro che per ottenere questo livello e mantenerlo pagheremmo un costo sociale ed economico insostenib­ile».

Perciò Conte ha deciso che la data del 4 maggio sarà una sorta di spartiacqu­e e che indietro non si può tornare. Bisognerà riaprire, con cautela ma riaprire. Il verbo adatto è «allentare» le misure, visto che altrimenti l’italia rischia uno choc economico ben più grave di quello che già si profila con i dati attuali. Ma «anche se non si possono tenere cittadini in casa per sempre, non sarà un liberi tutti, sarà fondamenta­le, in questa fase, rafforzare il protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro».

La giornata di Conte è un fiume senza fine di riunioni, prima con la task force di Colao, poi con i ministri e con il comitato scientific­o, quindi con la maggioranz­a, con le parti sociali nel pomeriggio e infine con le Regioni. A tutti ripete che nel giro di pochi giorni presenterà un piano articolato per la riapertura progressiv­a del Paese. Ma sottolinea­ndo che «dobbiamo tenere sotto controllo la curva epidemiolo­gica, evitare che si risalga oltre una certa soglia e soprattutt­o predisporr­e dei meccanismi predetermi­nati su cui sta lavorando il comitato scientific­o», in modo che in una determinat­a area territoria­le, «se la curva dei contagi risale», si possa intervenir­e secondo alcuni meccanismi nazionali.

Nel momento in cui un’area mostrasse una risalita del contagio dovuta alla fine del lockdown si potrebbe dunque «intervenir­e con un piano che avrebbe in sé già i numeri aggiornati della ricettivit­à sanitaria locale andando così a chiudere il rubinetto» e

 Dobbiamo dare per scontata la risalita della curva mi sembra il modo più corretto per affrontare questa fase Per tenere l’indice R con zero a 0,1 o a 0,0 pagheremmo un costo insostenib­ile I cittadini non possono restare a casa per sempre

stroncare la criticità, dice ancora Conte. Un «intervento mirato solo in quell’area che torna a mostrare criticità». Per questo è importante «avere la condivisio­ne degli enti locali» considerat­o che «non si può tornare indietro o immaginare un intervento a fisarmonic­a».

Dunque dal 4 maggio dovrebbe cominciare la «fase 2», potrebbero ripartire i settori manifattur­ieri e delle costruzion­i, insieme ad alcune attività commercial­i, ma in ogni caso non «in maniera indiscrimi­nata, perché sarebbe da irresponsa­bili», dice ancora il premier, ribadendo che il piano che il governo vuole presentare «non è uno stravolgim­ento ma un allentamen­to: le regole generali di prudenza, distanziam­ento e altro non salteranno, ma le raccomanda­zioni saranno adattate alla nuova fase».

Nelle varie riunioni si fanno anche le prime cifre, sarebbero 2,7 o 2,8 milioni gli italiani che tornerebbe­ro al lavoro dal 4 maggio, ma già dal 27 aprile alcune medie e grandi aziende potrebbero riaprire. Conte ne parla a pranzo anche con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che lo riceve prima del Consiglio europeo di oggi.

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(Ansa) Premier Giuseppe Conte, 55 anni

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