Lite sul «piano segreto». Lega all’attacco
Il caso del dossier sul virus con lo scenario choc Il Copasir chiede le carte e vuole sentire Speranza Il ministro: lo studio è servito per stabilire le misure
Basta polemiche È stato utile a definire gli interventi dal 21 febbraio
L’accusa
Salvini e il governatore Fontana contro il governo: vicenda di una gravità inaudita
Se è stato tenuto nascosto a sindaci e governatori qualcuno ne dovrà rispondere
Roberto Speranza
ROMA La notizia del «piano segreto» per l’emergenza coronavirus diventa uno strumento di lotta politica. La Lega si scaglia contro il governo e invoca le dimissioni del premier Giuseppe Conte. Il Copasir, guidato dal leghista Raffaele Volpi, vuole sentire il ministro della Salute e chiederà l’«immediata acquisizione» del documento secretato. Ma Roberto Speranza schiva lo scontro e invita a lavorare «senza polemiche politiche».
Per il ministro di Leu, che sottolinea come il testo finito nella bufera non fosse un piano, bensì uno studio, quelle 60 pagine di tabelle e proiezioni matematiche ispirate al dramma di Wuhan hanno consentito all’italia di salvare migliaia di vite: «La prima bozza è del 12 febbraio, quando in Italia c’erano 3 casi e il Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie considerava bassa la possibilità di diffusione del contagio».
Due giorni fa il direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero, Andrea Urbani, ha spiegato al Corriere della Sera che nel documento erano simulati tre scenari: uno dei quali così drammatico che si è scelto di non divulgare lo studio «per non scatenare il panico nella popolazione». Secondo la proiezione più funesta, in assenza di lockdown l’italia rischiava la cifra choc di 600 mila, forse 800 mila morti. Numeri sconvolgenti, che adesso al ministero nessuno più conferma. Quanto alla scelta di tenere riservato il documento, sarebbe stata presa in seno al Comitato tecnicoscientifico e non al ministero della Salute.
Le opposizioni accusano il governo di essere rimasto inerte per un mese. E Matteo Salvini attacca: «Se è vero che questo piano “segreto” è stato tenuto nascosto non solo agli italiani, ma anche ai sindaci e ai governatori, sarebbe di una gravità inaudita». Il ministro Speranza rivendica «il merito di aver approfondito con quello studio i possibili scenari e le eventuali azioni da mettere in atto dal 21 febbraio, quando è scoppiato il primo focolaio». E, per rispondere indirettamente al leader del Carroccio, ricorda che il piano è stato elaborato dal ministero «con l’istituto superiore di Sanità, lo Spallanzani e anche le Regioni». Ma il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, assicura di non essere a conoscenza di alcun piano pandemico del governo: «Non c’è stato alcun coinvolgimento di Regione Lombardia». Il governatore ha scritto a Conte per chiedere dell’esistenza del piano e ha smentito che Alberto Zoli, direttore di Areu, abbia avuto un ruolo nella stesura del documento: «È stato chiamato a far parte dai primi di febbraio del Comitato tecnico-scientifico della Presidenza del Consiglio, ma in qualità di esperto in emergenza e urgenza, non di Regione Lombardia».
Il leghista Roberto Calderoli ritiene «molto grave» quello
Matteo Salvini che è emerso con le rivelazioni di Urbani al Corriere: «Il premier Conte o ignorava i contenuti del piano, e questo sarebbe già un motivo per le dimissioni immediate, oppure ne conosceva i contenuti e questo significa che, quando ancora a febbraio ripeteva che era tutto sotto controllo, stava mentendo al Paese».
Urbani ha detto che il ministero ha cominciato a lavorare al piano intorno al 20 gennaio, il che autorizza la Lega, con Massimiliano Romeo, ad accusare Palazzo Chigi di non aver lanciato in tempo l’allarme: «Perché il governo non ha agito di conseguenza informando tutti, reperendo e facendo produrre dispositivi di sicurezza e attuando piani a tutela della salute pubblica?». Una critica che Speranza neutralizza, calendario alla mano: «La prima versione è del 12 febbraio, quando in Italia i malati di Covid erano solo tre». E il caso continua.