Corriere della Sera

Federalber­ghi chiede lo stato di crisi: «Per noi l’unica via»

- Di Andrea Ducci

Lo stato di crisi? L’unica strada da percorrere. A dirlo senza indugi è Bernabò Bocca, presidente di Federalber­ghi, associazio­ne di categoria a cui fanno capo 27 mila imprese attive nella ricettivit­à. «Nel nostro settore la dimensione del problema può essere riassunta — spiega Bocca — in poche cifre e concetti: per gli alberghi la sola attività ricettiva vale circa 20 miliardi di euro all’anno, ad oggi il 95% degli hotel italiani è chiuso. Il marzo, aprile, maggio è destinato a chiudersi con l’azzerament­o dei ricavi, poi, se potremo ripartire, ci ritroverem­o senza i turisti stranieri e con il solo mercato della clientela italiana, che vale circa il 50% delle presenze, ma genera solo il 30% dei ricavi. In sostanza il nostro settore avrà perdite tra il 60 e il 70%». Del resto un documento dell’istat, depositato ieri in Commission­e industria del Senato, rimarca l’impatto delsanitar­ia sul turismo, indicando che la spesa degli stranieri in vacanza in Italia vale oltre 48 miliardi di euro, mentre gli italiani che si spostano per turismo all’estero spendono oltreconfi­ne circa 24 miliardi. In pratica, anche se gli italiani nel 2020 spendesser­o fino all’ultimo centesimo del loro budget destinato alle vacanze in Italia, all’appello mancherebb­ero almeno 24 miliardi. «Non è un caso — ricorda Bocca — se astrimestr­e sessori regionali e governator­i di diversa estrazione politica chiedono all’unisono lo stato di crisi per il turismo. Si tratta dell’unica strada percorribi­le per un settore che ha bisogno di risorse a fondo perduto e che necessita di accedere ai tavoli del ministero dello Sviluppo economico, dove si assegnano risorse alle attività in grave difficoltà». Finora Dario Franceschi­ni, ministro dei Beni culturali e del turismo, ha tenuto botta all’assalto delle Regioni e delle associazio­ni di categoria con due argomenti. Il primo è la promessa di inserire nel nuovo decreto del governo misure e sgravi per le imprese del settore, il secondo argomento si fonda sulla constatazi­one che l’emergenza ha moltiplica­to gli appelli per accedere allo stato di crisi. «Al di là dei prol’emergenza clami del governo che annuncia aiuti e liquidità alle imprese, la verità è che ci sono poche risorse, perciò credo sia fondamenta­le concentrar­e i soldi sui settori che più ne hanno bisogno. Alcuni comparti perderanno il 20 o il 30%, mentre gli alberghi, gli stabilimen­ti balneari e le imprese dello spettacolo sono tra i più colpiti, con un crollo del 70%». Ragione che spinge Bocca a chiedere sia lo stato di crisi, sia un pacchetto di misure proporzion­ato al peso di un comparto che vale il 13% del prodotto interno lordo. Con un’avvertenza: «Il bonus vacanze per le famiglie va bene, ma meglio sarebbe dare quei soldi alle aziende, altrimenti il turista parte, ma non trova più l’albergo, perché nel frattempo è fallito».

Il 95% degli hotel a oggi è chiuso Anche ripartendo, il settore avrà perdite tra il 60-70%

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