Federalberghi chiede lo stato di crisi: «Per noi l’unica via»
Lo stato di crisi? L’unica strada da percorrere. A dirlo senza indugi è Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, associazione di categoria a cui fanno capo 27 mila imprese attive nella ricettività. «Nel nostro settore la dimensione del problema può essere riassunta — spiega Bocca — in poche cifre e concetti: per gli alberghi la sola attività ricettiva vale circa 20 miliardi di euro all’anno, ad oggi il 95% degli hotel italiani è chiuso. Il marzo, aprile, maggio è destinato a chiudersi con l’azzeramento dei ricavi, poi, se potremo ripartire, ci ritroveremo senza i turisti stranieri e con il solo mercato della clientela italiana, che vale circa il 50% delle presenze, ma genera solo il 30% dei ricavi. In sostanza il nostro settore avrà perdite tra il 60 e il 70%». Del resto un documento dell’istat, depositato ieri in Commissione industria del Senato, rimarca l’impatto delsanitaria sul turismo, indicando che la spesa degli stranieri in vacanza in Italia vale oltre 48 miliardi di euro, mentre gli italiani che si spostano per turismo all’estero spendono oltreconfine circa 24 miliardi. In pratica, anche se gli italiani nel 2020 spendessero fino all’ultimo centesimo del loro budget destinato alle vacanze in Italia, all’appello mancherebbero almeno 24 miliardi. «Non è un caso — ricorda Bocca — se astrimestre sessori regionali e governatori di diversa estrazione politica chiedono all’unisono lo stato di crisi per il turismo. Si tratta dell’unica strada percorribile per un settore che ha bisogno di risorse a fondo perduto e che necessita di accedere ai tavoli del ministero dello Sviluppo economico, dove si assegnano risorse alle attività in grave difficoltà». Finora Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali e del turismo, ha tenuto botta all’assalto delle Regioni e delle associazioni di categoria con due argomenti. Il primo è la promessa di inserire nel nuovo decreto del governo misure e sgravi per le imprese del settore, il secondo argomento si fonda sulla constatazione che l’emergenza ha moltiplicato gli appelli per accedere allo stato di crisi. «Al di là dei prol’emergenza clami del governo che annuncia aiuti e liquidità alle imprese, la verità è che ci sono poche risorse, perciò credo sia fondamentale concentrare i soldi sui settori che più ne hanno bisogno. Alcuni comparti perderanno il 20 o il 30%, mentre gli alberghi, gli stabilimenti balneari e le imprese dello spettacolo sono tra i più colpiti, con un crollo del 70%». Ragione che spinge Bocca a chiedere sia lo stato di crisi, sia un pacchetto di misure proporzionato al peso di un comparto che vale il 13% del prodotto interno lordo. Con un’avvertenza: «Il bonus vacanze per le famiglie va bene, ma meglio sarebbe dare quei soldi alle aziende, altrimenti il turista parte, ma non trova più l’albergo, perché nel frattempo è fallito».
Il 95% degli hotel a oggi è chiuso Anche ripartendo, il settore avrà perdite tra il 60-70%