L’ordine dei giornalisti: bloccare le app pirata Telegram e Whatsapp
Fermare il «saccheggio giornaliero» delle pagine dei quotidiani bloccando sul territorio italiano l’uso di Telegram e Whatsapp, le due applicazioni di messaggistica usate da milioni di persone attraverso cui vengono illegalmente scaricate in Italia migliaia di pagine di giornali, danneggiando in modo irreparabile le aziende editoriali. A chiederlo è l’ Ordine dei giornalisti della
Lombardia in un esposto alla Procura di Milano.
Per il presidente dell’ordine della Lombardia, Alessandro Galimberti, che ha firmato l’esposto, assieme alla «grave e ripetuta violazione del diritto d’autore» potrebbe essere contestato il reato di ricettazione, non solo a Telegram e a Whatsapp, che «agevolano gli illeciti», ma anche a coloro che ne beneficiano scaricando gratuitamente i pdf dei giornali. Secondo la Federazione degli editori, la circolazione illegale dei giornali su internet causa ogni anno danni per centinaia di milioni alle aziende del settore.
Nell’esposto viene chiesto l’oscuramento delle due applicazioni «attraverso la collaborazione dei gestori di servizi di telefonia mobile e dati, in modo da interrompere l’attività illecita» in corso. Un’operazione che i pm ordinano spesso se è necessario oscurare un sito i cui server sono collocati all’esterno del territorio nazionale. Come Telegram che, spiega il legale dell’ordine lombardo, l’avvocato Valerio Vallefuoco, «sembrerebbe avere sede legale a Dubai, come si evince dal sito internet». Di conseguenza «potrebbero essere attivati i canali di cooperazione internazionale in materia di giustizia penale previsti dai trattati tra l’italia e gli Emirati Arabi».
«La crisi del settore editoriale è arrivata a un punto tale da non poter più sopportare questo saccheggio giornaliero, massivo e indiscriminato che i monopolisti del web attuano scientificamente», afferma Galimberti secondo il quale «è quanto mai indifferibile il recepimento da parte del Parlamento italiano della legge europea sul copyright approvata a Strasburgo nel marzo 2019».