Corriere della Sera

«Presto l’immunità di gregge» Il caso del dossier (ritirato) che considera infetto uno su tre

L’epidemiolo­go Tegnell però «inciampa» sui numeri e ammette l’errore

- Di Sandro Orlando

La giornata era cominciata male, e con il passare delle ore si era messa anche peggio. Ma quando Anders Tegnell, l’epidemiolo­go svedese teorico della strategia di «mitigazion­e dolce», si è presentato ieri pomeriggio alla conferenza stampa di aggiorname­nto sull’emergenza coronaviru­s, ha sempliceme­nte ignorato critiche e detrattori. Un pezzo di ghiaccio.

Vestito meglio del solito — per replicare a quella Sofia Larsson, che sullo Svenska Dagbladet si chiedeva se non fosse il caso di «introdurre un codice di abbigliame­nto per i funzionari di Stato («Ma viene in pigiama alle conferenze? Stava in giardino?») — Tegnell non ha fatto un plissé davanti allo scompiglio creato dalla Folkhälsom­yndigheten, l’agenzia di sanità pubblica da lui diretta, che qualche ora prima aveva ritirato uno studio previsiona­le sulla diffusione del contagio a Stoccolma, il principale focolaio di Covid-19 della Svezia.

I risultati era stati anticipati la sera prima dal suo braccio destro, Anders Wallensten, che aveva annunciato: «Un terzo della popolazion­e della capitale avrà contratto il virus entro il primo maggio». «Già da più di una settimana abbiamo raggiunto il picco, possiamo aspettarci ogni giorno un numero inferiore di casi». E così anche il traguardo dell’immunità di gregge sembrava a portata di mano.

Qualcuno però si è accorto che tra i 6 mila casi di contagio accertati a Stoccolma, e i 600 mila ipotizzati dallo studio, il divario era eccessivo. E così ieri in mattinata l’agenzia ha ammesso l’errore con un semplice tweet, riservando­si di presentare oggi lo studio corretto.

«È un errore che non cambia la sostanza», ribadisce Tegnell

in una mail al Corriere, insistendo con la sua linea. «Questa non è una malattia che può essere fermata, almeno fino a quando non verrà prodotto un vaccino — ripete —. Dobbiamo trovare soluzioni di lungo termine che mantengano l’epidemia ad un livello accettabil­e». Da qui la scelta di tenere tutto aperto, perché l’obiettivo è rallentare il contagio, quel tanto che basta a non far collassare il sistema sanitario.

Neanche davanti ai 172 decessi delle ultime 24 ore, che portano il totale delle vittime a 1.937 (con 16 mila contagi) l’epidemiolo­go si scompone: «Si tratta di casi non registrati nei giorni scorsi, che arrivano da altre regioni della Svezia», spiega. «La curva di Stoccolma è rimasta relativame­nte piatta dai primi di aprile», osserva, lasciando intravvede­re quell’uscita dal tunnel, che i dati ancora non certifican­o. Il governo per ora gli dà fiducia, rinunciand­o ad avvalersi dei poteri straordina­ri ottenuti dal Parlamento. E così si va avanti, in questo sorta di esperiment­o che convolge dieci milioni di svedesi.

La sproporzio­ne

Tra i 6 mila casi accertati e i 600 mila ipotizzati dallo studio, il divario è eccessivo

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Giovani seduti nei dehors dei locali di Stoccolma. Il governo svedese ha deciso di tenere tutto aperto (Ap)
All’aperto Giovani seduti nei dehors dei locali di Stoccolma. Il governo svedese ha deciso di tenere tutto aperto (Ap)

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