Corriere della Sera

Il processo tedesco ai gerarchi di Assad

- Di Marta Serafini

«Èun inizio. Niente di più e niente di meno». Non sarà la Norimberga dei gerarchi nazisti. Ma Coblenza, appollaiat­a alla confluenza tra il Reno e la Mosella, rischia di diventare un luogo simbolo per tutti coloro che chiedono giustizia per la Siria. È sui banchi del tribunale dì questa placida città tedesca che oggi salgono Anwar Raslan e Eyad Al-gharib. Nomi che dicono poco, è vero. Ma che identifica­no due ex responsabi­li dell’intelligen­ce siriana accusati di torture su 4.000 persone, di 58 omicidi, nonché di stupri e violenze di ogni tipo nel carcere di Al Khatib a Damasco. Anwar Raslan e Eyad Al-gharib entrano in

Germania tra il 2014 e il 2018, pensando di nasconders­i tra le migliaia di profughi siriani passati in questi anni in Europa. Non hanno fatto i conti però con il principio di giurisdizi­one universale, in vigore in Germania, Francia, Austria, Svezia e Norvegia, che permette di arrestare qualcuno per reati commessi in un altro Stato, anche laddove il suo governo non riconosca — come nel caso della Siria — la Corte penale internazio­nale. A partire da oggi decine di siriani residenti in Germania, sopravviss­uti alle torture, testimonie­ranno contro i due imputati. Alcuni di loro saranno assistiti da Anwar Al Bunni, avvocato e difensore dei diritti umani e lui stesso detenuto ad Al-kathib dal 2006 al 2011. «Questo processo — spiega al Corriere l’avvocato — manda un messaggio importante: il regime di Assad non avrà l’impunità». Un inizio, dunque. Ma — sottolinea Eugenio Dacrema co-head di Ispi Mena Centre — «a parte eccezioni come questa tedesca, ormai nessuno pensa seriamente a una composizio­ne politica della guerra in Siria. Soluzione militare e frammentaz­ione politica sembrano ormai l’unico orizzonte realistico. Anche con la complicità dei principali sponsor dell’opposizion­e come la Turchia».

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Bashar Assad
Il presidente Bashar Assad

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