SPAZIO-TERRA: UN MESSAGGIO D’AMORE E DI VITA
Domani in edicola su 7, l’incontro con Parmitano e uno straordinario reportage fotografico sulle armi negli Stati Uniti
Pianeta Terra, allarme rosso. E non soltanto per il coronavirus. Il prossimo numero di 7, il magazine del Corriere della Sera domani in edicola (e che con 2 euro in più potrete avere insieme a una bandiera italiana in stoffa per festeggiare la Liberazione), si interroga sui tanti pericoli che il nostro mondo e le nostre vite stanno attraversando: la drammatica emergenza della pandemia si innesta infatti su una realtà di precarietà ambientale a cui diventa sempre più urgente porre rimedio, in un quadro di spinte politiche spesso orientate ad assecondare l’egoismo dei cittadini anziché il rispetto dell’altro e della natura che ci circonda.
Nell’intervista di copertina l’astronauta italiano Luca Parmitano racconta a Giovanni Caprara che effetto gli ha fatto la Terra vista dallo spazio. Non buono. Nella missione di 7 anni prima l’aveva trovata meglio: «Scorgevo con amarezza quanto la splendida bellezza che ancora, nonostante tutto, riesce a manifestarsi, fosse stata violentata e deturpata nel breve tempo trascorso». A colpirlo gli incendi in Australia, i ghiacciai ridotti, i suoli aridi sempre più estesi, «tutti simboli di un male che sottovalutiamo».
Purtroppo il «polmone del mondo», la Foresta Amazzonica, non sta meglio dei luoghi citati da Parmitano, oggi a Houston con la famiglia, in isolamento come tutti noi per difendersi dal coronavirus. La malattia è arrivata anche in quel luogo del Brasile, peraltro, come spiega Sara Gandolfi in un altro servizio sul magazine. Introdotta dai garimpeiros bianchi, quei cercatori d’oro illegali su cui il presidente Bolsonaro chiude un occhio o forse tutti e due. Lo studente indigeno Alvaney, 15 anni, è stato contagiato ed è morto di Covid-19 dopo 21 terribili giorni. Era della tribù Yanomami, in lotta con gli uomini senza scrupoli che cercano l’oro — ma altri puntano a gas e petrolio — senza rispettare né la natura (per Greenpeace le deforestazioni collegate alla ricerca nei primi 3 mesi 2020 hanno toccato 796 km quadrati di territorio), né le popolazioni locali.
Non stanno troppo bene neppure negli Usa. Ma qui la natura non c’entra. Per il Portfolio di 7, Gabriele Galimberti ha portato in esclusiva la sua macchina fotografica nelle case degli americani, tra Alabama e Arizona, tra California a Ovest e Florida a Est. Ovunque abbia chiesto alle famiglie Usa di mostrargli le armi di casa è stato accontentato con decine e decine di fucili, pistole, mitragliatrici, persino lanciafiamme, svelati sotto gli occhi ammirati dei bambini o squadernati in garage, verande, giardini con piscina. Segno di un mercato floridissimo: le sole armi registrate superano il numero di abitanti degli States. Con un dato che fa riflettere su egoismo e paura dell’altro, vivi da tempo ma con sempre meno freni inibitori nell’era Trump: l’arrivo del Covid-19 ha portato a un +68% di acquisti.