Corriere della Sera

L’ipotesi di un cambio nel controllo, il ruolo di F2i e Cdp. Aperta la «data room». Si allontana la revoca

- Stefano Agnoli

MILANO Poco più di una settimana fa, con un intervento su Facebook, la ministra dei Trasporti e delle Infrastrut­ture, la piddina Paola De Micheli, è stata chiara: «Abbiamo fatto un grande lavoro sulla verifica degli adempiment­i e anche sulla verifica delle disponibil­ità che Aspi ha pubblicame­nte manifestat­o da dicembre in poi: abbiamo completato il lavoro e ci auguriamo che a breve ci possa essere il tempo e la possibilit­à di condivider­lo con gli altri ministri». Ormai per le autostrade si attende proprio che l’esecutivo trovi il tempo e il modo di riprendere in mano la questione e avviare un processo di cessione che se prendesse corpo entro poche settimane potrebbe concluders­i addirittur­a a giugno. Con un esito soddisface­nte per tutti: l’approdo della maggioranz­a di Aspi a un gruppo di investitor­i italiani, e con un ombrello pubblico, costituito dal tandem tra F2i e la Cassa

Il gestore

● Autostrade per l’italia, controllat­a all’88% dalla holding infrastrut­turale Atlantia (a sua volta per il 30% della famiglia Benetton) è oggetto di una trattativa col governo per un cambio di controllo che prevedereb­be l’ingresso nel capitale del fondo F2i. Si profila anche un intervento di Cdp

Depositi e Prestiti.

Dal tavolo al quale ha lavorato la De Micheli sarebbe alla fine scomparso lo spettro della revoca della concession­e, a favore di uno scenario che prevede il cambio di controllo. Le parti interessat­e sono già al lavoro visto che è stata aperta la «data room», un passaggio indispensa­bile per la valutazion­e. Il cantiere non può però prescinder­e dalla definizion­e dei tre temi cruciali affrontati al ministero. Il nuovo piano tariffario da applicare, più leggero del precedente ma tale da non pregiudica­re la salute finanziari­a della società; il nuovo piano di investimen­ti ordinari e straordina­ri; e il più delicato nodo della multa-sanzioneri­sarcimento dopo la tragedia del ponte Morandi, che in varie forme sarà di qualche miliardo.

Con l’atteso via libera di tutto il governo — e della sua componente pentastell­ata, che si è appena giocata un ruolo di rilievo nelle nomine pubbliche — si dovrà poi passare alla definizion­e degli assetti societari. F2i, assistita da Intesa e Goldman Sachs, è già al lavoro con Atlantia (Jpmorgan, Mediobanca e Merrill Lynch), sulla base di un paio di caposaldi: la cessione di una quota di maggioranz­a assoluta di Aspi ad un gruppo di investitor­i italiani. Atlantia possiede l'88% di Aspi. Il restante 12% è nelle mani di Edf, Silkroad e Allianz. In questo quadro la holding dei Benetton potrebbe restare in un primo momento come socio finanziari­o di minoranza, cedendo comunque almeno il 51%. Il fondo F2i di Renato Ravanelli, da parte sua, sta raccoglien­do un gruppetto di investitor­i istituzion­ali italiani, e sarebbe già in fase molto avanzata. A tale scopo pensa a una raccolta fondi dedicata o al lancio di un nuovo veicolo.

La Cdp al momento non avrebbe un dossier aperto, ma già qualche settimana fa avrebbe avuto contatti con la proprietà di Aspi. Date le sue caratteris­tiche, Aspi rispecchie­rebbe comunque a pieno il profilo di investimen­to tipico della Cassa. Con il via libera da palazzo Chigi, e con l’assenso dei soci Mef e Fondazioni, la partita potrebbe iniziare. La valutazion­e di Aspi? Intorno agli 8-10 miliardi di euro. Con un limite minimo dato dal valore di un’impresa almeno in equilibrio economico, e uno massimo relativo alle richieste di Atlantia.

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Un addetto al lavoro nello stabilimen­to Fca di Mirafiori
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Renato Ravanelli, ad F2i
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