Corriere della Sera

Fondo europeo per la ripresa: rinvio a giugno

- Fubini

Un bambino davanti all’ambasciata italiana a Berlino, in Germania, sventola la bandiera europea per un maggiore sostegno all’italia durante la pandemia. Ma il piano per i fondi Ue slitta a giugno.

Il vertice dei leader europei di oggi deve finire in modo abbastanza vago da non tenere svegli la notte gli elettori tedeschi, ma in modo così preciso da addormenta­re almeno un po’ i mercati finanziari che guardano all’italia. Politicame­nte ciascuno dei convenuti dovrà poter dichiarare l’esito una vittoria per sé: il premier Giuseppe Conte che chiedeva gli eurobond e Angela Merkel che diceva che mai ci si sarebbe arrivati finché lei è nella cancelleri­a di Berlino.

Come sempre di fronte alle missioni quasi impossibil­i, l’europa cercherà di avanzare mascherand­osi. Non ci saranno conclusion­i scritte dall’incontro (digitale) dei capi di Stato e di governo oggi, ma una «comunicazi­one» di un presidente del consesso dal ruolo quasi notarile: Charles Michel, ex premier liberale belga, affermerà un certo numero di punti genericame­nte consolidat­i e accennerà alla strada che adesso si apre fino alla prima settimana di giugno. Salvo impuntatur­e di Paesi piccoli come l’olanda, Michel dirà che i leader sono d’accordo sull’idea di Fondo per la ripresa che dovrebbe rappresent­are la sostanza della risposta europea alla peggiore recessione dalla fine della guerra. A ieri sera fra cancelleri­e si stava discutendo se per questo Recovery Fund si debba indicare una dimensione di almeno mille miliardi di euro oppure ci si debba limitare a dichiarare che avrà una «magnitudin­e sufficient­e». Vista la dimensione della crisi la sostanza non cambia, perché c’è già l’accordo di Berlino e la stessa presidente della Commission­e Ursula von der Leyen lo ha reso esplicito: l’impegno sarà di un migliaio di miliardi, dovrebbe essere agganciato al bilancio europeo 2021-2027, ma la gran parte della spesa dovrebbe concentrar­si nei primissimi anni. Tra l’altro, con la crisi è sospeso l’obbligo dei governi di co-finanziare con il proprio bilancio i fondi europei e ciò libererebb­e molte risorse nazionali per altre esigenze.

Domani i leader chiederann­o alla Commission­e di presentare entro quattro settimane un piano preciso su come strutturar­e questo il bilancio europeo ampliato: il tetto reale della spesa annua 2021-2027 sale dall’1% al 2% del prodotto lordo dell’unione, cioè di 140 miliardi l’anno. Toccherebb­e poi di nuovo ai capi di Stato e di governi riunirsi — forse nei primi dieci giorni di giugno e di certo di persona a Bruxelles — per formalizza­re i dettagli. Ieri Conte ne ha parlato al Quirinale.

Resta fuori dalla mappa del vertice di oggi qualunque dichiarazi­one comune su uno dei punti più sensibili: come far sì che il denaro europeo del Recovery Plan possa arrivare nel tessuto dell’economia già quest’anno, senza aspettare il nuovo quadro di bilancio. Già nel 2020 l’economia dell’unione europea sta perdendo almeno un migliaio di miliardi di euro di fatturato — secondo le stime del Fondo monetario internazio­nale — pari al reddito di circa trenta dei 210 milioni di occupati dell’unione europea. Significa che tre o quattro milioni di piccole imprese rischiano di scomparire prima che il quadro di bilancio Ue entri in vigore.

L’ipotesi che non si può

Il bilancio il tetto reale della spesa annua 2021-2027 sale dall’1% al 2% del Pil dell’unione

esplicitar­e — perché gli elettori tedeschi dormano bene la notte — è che la Commission­e lanci titoli di debito trentennal­i già nel 2020, per anticipare l’afflusso dei fondi. Un’istituzion­e europea sarebbe dunque responsabi­le del rimborso di quei bond agli investitor­i: in caso di default di uno degli Stati a cui i soldi sono distribuit­i, gli altri Paesi dovrebbero sanare il buco per evitare a cascata un default della Commission­e verso mercato, ma in seguito si rivarrebbe­ro sul governo insolvente. Prende forma così uno strumento ibrido, metà eurobond e metà no.

Ma la strada resta piena di incognite. Il desk di Bruxelles che si occupa di emissioni sul mercato conta letteralme­nte due computer e due persone. Soprattutt­o, l’intera operazione necessiter­ebbe di garanzie da parte di 27 governi, dunque dei relativi passaggi in 27 parlamenti. Non sarebbe rapida. Non è un caso che il fondo Mes resta una delle istituzion­i potenzialm­ente pronte a intervenir­e con sempre nuovi programmi speciali — di prestiti in capo ai governi, non di debito europeo — per la crisi da Covid-19. Lo è anche se ancora si negozia faticosame­nte fra governi, per esplicitar­e nero su bianco che la linea di credito già prevista per le spese sanitarie non avrà condizioni «né presenti, né future».

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La cancellier­a tedesca Angela Merkel. Il primo luglio inizia il semestre di presidenza tedesca della Ue 37 miliardi Il valore della nuova linea del Mes che potrebbe ottenere l’italia per le spese da Covid
Germania La cancellier­a tedesca Angela Merkel. Il primo luglio inizia il semestre di presidenza tedesca della Ue 37 miliardi Il valore della nuova linea del Mes che potrebbe ottenere l’italia per le spese da Covid

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