Corriere della Sera

Ieri 420 morti, quasi 26 mila in tutto Ma i malati sono scesi ancora: -321

In leggero rialzo i nuovi casi di contagio (+1,6%) L’incremento maggiore nella provincia di Milano L’istituto di Sanità: «Rigore anche nella fase 2»

- Mariolina Iossa

Per il quinto giorno consecutiv­o i malati diminuisco­no. Sono 106.527 le persone che, nel bollettino quotidiano, la Protezione civile registra come «attualment­e positivi», il giorno prima erano 106.848, 321 in meno.

Ma le persone contagiate, quelle che hanno contratto il virus Sars-cov-2 dall’inizio dell’epidemia sono in leggero rialzo, 192.994, secondo i dati ufficiali, 3.021 in più rispetto a giovedì, (quando erano state 2.646 in più), per una crescita percentual­e dell’1,6.

I morti sono 420, ancora tanti, il giorno prima 464. Le persone decedute sono quasi 26 mila (25.969), ma continua anche il trend positivo dei guariti e dimessi che sono 2.922. Siamo quindi sempre dentro uno scenario di moderato ottimismo che cambierà , e migliorerà ancora, sempre molto lentamente e che fa comunque riflettere sulle modalità della ripresa.

Per gli epidemiolo­gi, insomma, dice il direttore del dipartimen­to malattie infettive dell’istituto superiore di Sanità, Gianni Rezza: «la soglia per riaprire dovrebbe essere zero nuovi contagi ma è chiaro che un Paese non può reggere il lockdown per altri due o tre mesi. È la politica adesso che decide sulla base dei dati».

Dati che, per quanto riguarda gli ospedali sono in costante migliorame­nto: i ricoverati in terapia intensiva sono 2.173, 94 in meno rispetto al giorno precedente.

«La decongesti­one delle terapie intensive — ha detto Rezza —, che questo momento è evidente anche in Lombardia, permette di avere un certo margine nel momento in cui si dovesse verificare un nuovo aumento dei casi. Più si abbassa la curva, più c’è margine. Si riaprono alcune attività produttive e commercial­i ma va mantenuta alta la soglia di attenzione, mantenere il distanziam­ento sociale, anche più rigidament­e di ora».

Insomma, conclude Rezza, riaprire sì ma stando ancora più attenti di adesso: «Dovremo sempre sapere che c’è qualcuno che sta lavorando per noi nelle Asl, sul territorio, nei dipartimen­ti di prevenzion­e, su cui il ministro Speranza sta lavorando, e che immediatam­ente sia in grado di identifica­re qualsiasi focolaio sul nascere. Quindi diagnosi precoce dei casi, tamponi ai casi sospetti e ai contatti, misure di isolamento e quarantena. Meglio se ci sarà anche la app».

Altro dato da sottolinea­re è che più della metà delle regioni italiane fa segnare un calo dei malati. Gli attualment­e positivi sono in diminuzion­e in 11 regioni, Emilia-romagna, Veneto, Toscana, Liguria, Campania, Puglia, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Calabria e Valle d’aosta, e nelle province autonome di Trento e Bolzano. Inoltre, in Basilicata non si registrano nuovi casi.

Più difficile invece è ancora la situazione in Lombardia e in Piemonte, dove il numero degli attualment­e positivi ha registrato un incremento rispettiva­mente di 495 e 239 nuovi malati. In Lombardia, in particolar­e, ci sono 1.091 casi positivi in più, il giorno prima erano 1.073. I deceduti sono 166. In calo sia i ricoveri, (-401), sia le terapie intensive (-34). Sono però nuovamente aumentati i contagi nella provincia di Milano, dove si sono registrati 412 nuovi casi, di cui 246 nella sola Milano città. Il giorno precedente c’erano stati 277 nuovi casi in provincia e 105 nel capoluogo.

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