Il nuoto chiede regole certe al governo Pellegrini a Roma? Il tennis fa finta di nulla
Colpo di scena a poche ore dalla riapertura degli impianti sportivi agli atleti di vertice. Paolo Barelli, presidente della Federnuoto, rema controcorrente: le piscine federali italiane resteranno chiuse anche agli olimpionici se il governo non fornirà precise linee guida scientifico-sanitarie per riaprirle. «Senza direttive — tuona Barelli, deputato di Forza Italia — tutto lo sport dovrebbe restare chiuso». Non la pensa così il suo omologo Binaghi, numero 1 della Federtennisi: da domani campi da tennis, beach tennis e padel accoglieranno centinaia di atleti. Barelli punta alla riapertura di tutte le vasche italiane, soprattutto batte cassa perché si tratta di strutture che, tra sanificazione e ricambio delle acque, pagano un prezzo alto all’epidemia. «Chi apre una piscina per pochi atleti? — spiega — e chi paga le spese di impianti sorretti dal volontariato dove sono nati Pellegrini (foto), Paltrinieri e Cagnotto?». La Fin ha presentato al governo 18 pagine di disciplinare, basate sulla moltiplicazione dello spazio d’acqua (da 2 a 7-10 metri quadri) per i nuotatori. «O accettano le nostre linee guida o ci danno le loro» conclude Barelli che può tenere chiusi i centri federali, come quello di Verona dove si allena la Pellegrini, ma non le strutture private. Paradosso: lfede potrebbe tornare a Roma dove ha sede il suo club, l’acquaniene di Malagò con cui Barelli ha da sempre rapporti movimentati.