«L’ora della responsabilità»
Appello di Conte. Tornano al lavoro 4,4 milioni di italiani. Vittime, il dato più basso da quasi due mesi
Adesso è «l’ora della responsabilità», dice il premier Giuseppe Conte. Siamo alla prima svolta del lockdown: non è ancora il liberi tutti, restano i divieti, ma da oggi torneranno al lavoro 4,4 milioni di italiani. Il momento è delicato, soprattutto per i trasporti. Ieri in calo i morti e i nuovi contagi.
MILANO Ci siamo. Inizia la fase 2 e dopo quasi due mesi di confinamento per 4,4 milioni di italiani si rispalancano le porte di fabbriche, laboratori e uffici. Riprendono la loro attività lavorativa dopo la sospensione decisa dal governo per cercare di contenere la diffusione del coronavirus. La pandemia sta mettendo in ginocchio l’economia italiana e quella mondiale.
Oggi nel nostro Paese riparte l’attività manifatturiera, il settore delle costruzioni, il commercio all’ingrosso legato ai settori in attività, che vanno da tessile e moda ad automotive e fabbricazione di mobili. Bar e ristoranti potranno riprendere solo con la consegna a domicilio o con l’asporto. Riaprono anche le prime spiagge, quantomeno per consentire agli stabilimenti di avviare i lavori in vista dell’estate. Restano invece sospese le attività commerciali al dettaglio diverse da quelle che erano già state autorizzate: c’è chi aveva potuto ripartire col decreto del 25 marzo (le «attività essenziali»). Inoltre già dal 27 aprile avevano cominciato a svolgere le attività propedeutiche alla riapertura le imprese che avrebbero ripreso le attività oggi. E poi ci sono coloro che hanno sempre lavorato in smart working e continueranno a farlo totalmente o parzialmente.
Non sarà comunque un ritorno alla normalità, le aziende dovranno mettere in atto una serie di precauzioni — il protocollo di sicurezza anti contagio — per evitare che il virus riprenda a diffondersi (distanziamento, mascherine, igienizzante per le mani, sanificazione degli ambienti, guanti monouso, misurazione della temperatura prima dell’ingresso in azienda). Tra i sindacati c’è la consapevolezza della criticità del momento. E lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per il Primo Maggio è emblematico: «Il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro». Il leader della Cgil Maurizio Landini ha però am
monito: «Abbiamo fatto un protocollo per cui si lavora solo se ci sono le condizioni di sicurezza. Oggi è il momento della responsabilità». I grandi gruppi si sono attrezzati per mettere in atto le misure necessarie, più complicato garantire il massimo della sicurezza — teme la Fim Cisl — nelle piccole aziende e in quelle artigianali per motivi sia organizzativi sia di costi.
Al Nord da oggi ricominciano a lavorare in 2,773 milioni, di cui oltre 1 milione solo in Lombardia, secondo i dati della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, che ha calcolato che su 100 lavoratori che rientreranno al lavoro in Italia il 60,7% è attivo nel settore manifatturiero, il 15,1% nelle costruzioni, il 12,7% nel commercio e l’11,4% in altre attività di servizio. Inoltre solo nel 36,6% dei casi, i lavoratori chiamati a riprendere potranno farlo in smart working, la maggioranza (63,4%), per le caratteristiche del proprio lavoro, dovrà farlo in fabbrica o in ufficio, comunque in sede. In Veneto riprendono in 535 mila, in Emilia-romagna in 478 mila e in Piemonte 427 mila. Al Centro ricominciano in 812 mila, la Toscana ha i maggiori rientri con 323 mila lavoratori seguita dal Lazio con 254 mila. Al Sud riprendono in 822 mila lavoratori, di cui 247 mila in Campania e 203 mila in Puglia. Restano ancora fermi a livello nazionale 2,682 milioni di addetti. La maggior parte di chi ritorna in fabbrica o in ufficio è costituita da uomini (72,2%) di oltre 40 anni. Solo il 48,8% degli under 30 riprenderà a lavorare.