Movida, l’ultimatum di Sala: «Pronto a richiudere i Navigli»
d Non permetto che quattro scalmanati senza mascherina, seduti vicini, mettano in discussione tutto
MILANO Qualcuno, esagerando, ha paragonato foto e video di giovedì con la gente assiepata sui Navigli al primo weekend di marzo, quando le vie della movida erano state prese d’assalto. Non è così. Per numero e consistenza. Ma la consapevolezza di quanto dolore ha causato quel comportamento scriteriato di due mesi fa ha fatto montare una rabbia che prima si è riversata sui social e poi si è trasferita nelle sede istituzionali. Il primo a esplodere è stato il sindaco Beppe Sala. «Oggi c’è da incazzarsi. Non permetterò che quattro scalmanati senza mascherina, seduti uno vicino all’altro, mettano in discussione tutto. Sono pronto a chiudere i Navigli e a bloccare l’asporto». Un ultimatum a tutti gli effetti. «Non sono un politico da metafore — continua il sindaco — sono un politico da atti. E il mio non è un penultimatum, ma un ultimatum. O le cose cambiano oggi, o io domani prenderò provvedimenti». Bolla come «vergognose» le immagini di giovedì perché mettono a rischio non solo la salute delle persone, ma la ripartenza della città. «Noi siano non solo in crisi dal punto di vista sanitario ma siamo in una profondissima crisi economica-sociale. Milano ha bisogno di tornare a lavorare». Il sindaco scandisce il verbo «la-vo-ra-re». «Non è un vezzo riaprire ma è una necessità. Io sto e starò sempre
La vicenda
● Nei primi giorni di parziale apertura ( la cosiddetta «fase 2») dopo il periodo di isolamento, molta gente si è riversata sui Navigli, nota zona della movida a Milano
● Le immagini finite sui social e sui media hanno provocato polemiche (sui mancati controlli) e la forte irritazione di molti cittadini e del sindaco di Milano, Giuseppe Sala
● Il sindaco ha minacciato di prendere provvedimenti dalla parte di quelle famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Sto dalla parte di chi va a lavorare e non a divertirsi. Usiamo la testa tutti anche perché senza testa c’è solo l’1 per cento dei milanesi e non permetterò che l’1 per cento metta in difficoltà il restante 99 per cento».
Resta il tema dei controlli e di come sono stati gestiti. Il sindaco chiede di non «giocare a guardie e ladri» perché in una città come Milano un tale controllo è impossibile. Chiede la responsabilità di tutti e si assume la sua. «Potenzierò i controlli». Ieri, i mezzi dei ghisa, lasciati in ferie forzate durante la prima fase per poterli utilizzare al meglio nella seconda, sono stati finalmente mandati a perlustrare la zona. «Perché non è stato fatto il giorno prima? — replica in coro il centrodestra a partire da Matteo Salvini —. Eppure non era difficile capire che i Navigli sono una zona a rischio». Lo stesso Sala si è presentato sui Navigli con il comandante della polizia locale, Marco Ciacci: «Navigli ora, meglio. Grazie» scrive sui social. L’auspicio è che il «meglio» riguardi anche un weekend ad alto rischio.
Se le parole di Sala sono dettate dall’indignazione, quelle di Silvio Brusaferro, presidente dell’istituto superiore di Sanità, sono dettate dalla scienza: «Le aggregazioni e gli aperitivi sono sicuramente
Giuseppe Sala situazioni pericolose, siamo ancora in una fase delicata. Se molliamo proprio adesso rischiamo una ripresa dell’epidemia». «Sono immagini che fanno preoccupare» dice Giovanni Rezza, direttore Malattie infettive dell’iss. «Colpisce che comportamenti irresponsabili possano avere conseguenze deleterie».
Voci che si accavallano. Come quella del governatore lombardo, Attilio Fontana. «È un momento delicatissimo. Meglio un sacrificio in più oggi per avere libertà completa domani. Vanificare questa fatica è sciocco». Preoccupato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, perché un ritorno alla fase 1 significherebbe la morte di gran parte del commercio. «È un episodio di incoscienza pericolosa che rischia di vanificare due mesi di dolorosi sacrifici di cittadini e imprese». Interviene anche Silvio Berlusconi: «Quella foto mi ha preoccupato». Non tutti però la pensano così. C’è chi ritiene video e foto un’arma di distrazione di massa rispetto agli errori delle istituzioni, chi accusa i giornali di aver falsificato le immagini e chi invece augura la morte a Bruno Vespa perché si è permesso di criticare la caccia all’aperitivo. «Faccio come c... mi pare» è la risposta più gentile. Lo dicano a chi ha perso un proprio caro.