Il pressing continuo delle Regioni «Dateci regole o facciamo da soli»
In realtà è già chiaro che il 18 riapriranno bar, ristoranti, negozi e parrucchieri Boccia: no a ordinanze emesse in anticipo
ROMA «Basta cincischiare». Per quanto sia ormai chiaro che il 18 apriranno bar, ristoranti, negozi e parrucchieri su tutto il territorio nazionale, i governatori di centrodestra spronano il governo a fare presto e minacciano il fai-date sul delicatissimo tema delle riaperture. E anche a sinistra, complice la scadenza del mandato e la campagna elettorale che si avvicina, la tensione tra le Regioni e lo Stato resta alta. Il presidente della Puglia Michele Emiliano ha fretta di avere sul tavolo le linee guida che l’inail sta studiando per tutti i comparti: «Se arrivano le applicheremo. Se non arrivano, il 18 maggio noi apriamo lo stesso parrucchieri, estetisti e saloni di bellezza, perché le nostre linee guida regionali sono più che sufficienti».
Si va avanti così, uno strappo dopo l’altro. Da Nord a Sud la musica è la stessa, ma se si esclude la Calabria di Jole Santelli, si tratta soprattutto di accelerazioni a parole, dovute alla ricerca di visibilità: i governatori delle Regioni in scadenza vogliono votare a luglio e il terreno riaperture ben si presta alla ricerca del consenso. Il governo è contrario alle elezioni in questa fase di convivenza con il virus, anche perché la finestra elettorale che si apre ad agosto imporrebbe di organizzare i primi comizi già a giugno. Anche di questo si parlerà oggi durante la cabina di regia chiesta «con urgenza» dalle Regioni, alla quale prenderanno parte Giuseppe Conte e i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia.
Il governatore dem dell’emilia-romagna Stefano Bonaccini, che presiede la Conferenza