Il caos dei test sierologici
Per i sanitari è gratis, lavoratori e cittadini invece lo devono pagare Il ministero: «Ma non esclude un’infezione in atto». E il Pirellone chiede ai centri privati di garantire che sia seguito dal tampone
Ogni Regione li modula a modo suo. Anche le aziende hanno preferito il fai da te. Eppure sui test sierologici il ministero della Salute invita alla prudenza.
Sono stati definiti uno degli strumenti chiave per la riapertura del Paese in piena sicurezza. Ogni regione li modula con schemi e tempistiche diverse, perché pure qui il federalismo non si tocca. Anche le aziende si sono mosse, spesso in regime fai da te. Eppure sui test sierologici, che rivelano se si è entrati in contatto con il virus, c’è un documento del ministero della Salute che ne smonta il valore.
La circolare
Il documento è datato 9 maggio: «I test sierologici — è il succo — non possono, allo stato attuale, sostituire i tamponi nasofaringei». Il motivo: «L’assenza di rilevamento di anticorpi (…) non esclude la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica e il relativo rischio di contagiosità». Altro che patente di immunità, che consente il ritorno al lavoro in piena sicurezza. Ciò non vuol dire che la rilevazione degli anticorpi IGM e IGG non serva a nulla. Più semplicemente, serve ad altro. Ossia, spiega sempre la circolare, a «stimare la diffusione dell’infezione in una comunità» e «definire il tasso di letalità dell’infezione». Ma le regioni sono partite. Le stime dicono che sul mercato italiano ci sono 10 milioni di test disponibili. E per questo il governo sta valutando l’ipotesi di dare indicazioni sui prezzi massimi, per chi li vuole fare privatamente, e anche su chi sottoporre e quali metodi usare. Magari seguendo il modello dell’indagine sulle 150 mila persone del campione Istat, che partirà lunedì prossimo, con il rinvio di un’altra settimana rispetto alle previsioni.
Il modello Lombardia
In Lombardia sarà approvata oggi, salvo sorprese, l’attesa delibera che disciplina l’esecuzione dei test sierologici al di fuori dei programmi di screening pubblico (prevalentemente concentrati sugli operatori sanitari, i contatti dei casi sintomatici al termine della quarantena, ossia dopo 14 giorni, e chi ha avuto sintomatologia da Covid-19 a domicilio senza mai essere stato tamponato). «Il principio è che gli esami per individuare gli anticorpi IGM (infezione recente) e IGG (infezione passata) saranno liberalizzati per i datori di lavoro, le diverse categorie professionali, oppure all’interno di altri progetti comunitari, ma con paletti molto rigidi a tutela dell’attività del pubblico — spiega l’assessore alla Sanità Giulio Gallera —. Chi li vorrà eseguire potrà fare riferimento ai laboratori privati accreditati che però, contemporaneamente, dovranno impegnarsi a garantire anche l’esecuzione del tampone in caso di risultato positivo». La questione è sempre la stessa: chiunque risulta positivo al test sierologico deve sottoporsi anche al tampone. E di tamponi al momento non ce n’è per tutti vista la carenza di reagenti. Così se i laboratori privati vogliono buttarsi sui sierologici, lo facciano pure — è il ragionamento — a patto, però, di provvedere anche al successivo
Sul territorio Dall’emilia-romagna a Veneto e Toscana, così cambiano le regole per chi vuole farli
tampone. Regione Lombardia chiederà ai laboratori di continuare a garantire il numero attuale di analisi e, in caso di crescita dell’attività, di riservare al sistema sanitario tra l’80 e il 90% dei tamponi. Per il resto, liberi tutti. Non sono previste, in ogni caso, regole specifiche per i singoli cittadini. Regione Lombardia resta convinta che, al di fuori di progetti a scopo epidemiologico, il test sierologico non serva a nulla. Dopodiché chi lo vorrà fare a sue spese, potrà farlo, ma in caso di positività, per il tampone dovrà mettersi in coda.
Le altre regioni
In Emilia-romagna, dove gli screening pubblici sono rivolti a operatori sanitari, forze dell’ordine e volontari del 118, la delibera che disciplina i test sierologici è di ieri. Due i pilastri. Il primo: «I datori di lavoro possono limitarsi a una comunicazione, da indirizzare alla Direzione generale Welfare, dell’avvio del programma di screening avendo cura di indicare i laboratori autorizzati cui intendono rivolgersi». Il secondo: «I cittadini che intendono sottoporsi a test sierologico presso laboratori autorizzati possono farlo, a proprio carico, previa prescrizione del medico di fiducia che ne valuterà l’appropriatezza». In entrambi i casi, davanti a un risultato di positività agli anticorpi, potrà eventualmente intervenire il pubblico: «A fronte di risultato positivo il direttore sanitario del Laboratorio deve farsi carico di informare il dipartimento di Sanità pubblica in merito alla necessità di eseguire il tampone da parte del cittadino o dei risultati del tampone stesso nel caso il cittadino ritenga di eseguire a proprio carico presso il laboratorio medesimo il tampone». Al fine di evitare eventuali comportamenti speculativi, il costo di riferimento sia per il test rapido sia per l’esame del sangue è di 25 euro. Disposizioni simili anche per la Toscana: «Qualora l’esito del test sierologico sia positivo o dubbio il cittadino è invitato a telefonare al numero verde unico regionale 800556060 che lo indirizzerà alla sede più vicina dove effettuare il tampone nasofaringeo con la garanzia dell’esito del test molecolare entro 24 ore». Il Veneto è prevalentemente concentrato sugli screening pubblici: operatori sanitari, lavoratori dei servizi essenziali, progetti pilota per lavoratori delle attività produttive. Se un cittadino a proprie spese va a effettuare il test sierologico nei laboratori privati, in caso di positività, deve chiedere al medico di famiglia la prescrizione del tampone. In attesa dell’esito si rimane sempre in isolamento. Il Lazio ha cominciato ieri con un programma da 300 mila test su sanitari, forze dell’ordine e residenze per anziani. Mentre il prezzo indicativo dei kit per chi vuole fare l’esame privatamente è di 45 euro. La Liguria è partita il primo aprile con le Rsa, personale e carceri. Mentre dalla prossima settimana dovrebbero essere messi a disposizione i kit per le piccole imprese.
Il test per i turisti
La Sardegna, come del resto anche la Grecia, ha intenzione di sottoporre al test i turisti che arriveranno da fuori regione. L’idea è stata comunicata al governo che per il momento aspetta di vedere se dalle parole si passerà ai fatti, visto che i fronti di scontro con le Regioni sono già più che sufficienti. Prima dei voli di linea e dei traghetti, dovrebbero tornare alla normalità i jet privati. Per i vip a bordo, almeno al momento, di test non se ne parla proprio.