Corriere della Sera

Il M5S contro gli alleati Conte cerca la mediazione

Sul tavolo la situazione di 600 mila lavoratori per sei mesi Pd e Leu fanno fronte comune con Italia viva Il Movimento poi spiega: testo migliorato, ma non basta La prima intesa saltata in poche ore

- «di Alessandro Trocino

ROMA Un ordigno pronto ad esplodere in Consiglio dei ministri. La vicenda della regolarizz­azione dei migranti per i lavori stagionali nell’agricoltur­a e per colf e badanti sembrava avere raggiunto un punto d’equilibrio nella notte di domenica, con un’intesa di massima. Sono bastate poche ore di comunicati e messaggi social martellant­i dei 5 Stelle per far suonare il campanello d’allarme a Palazzo Chigi.

Il premier Giuseppe Conte assiste prima con sorpresa poi con rabbia alla succession­e di critiche del Movimento che smantellan­o pezzo a pezzo un accordo che era stato trovato dopo lunghe trattative. I suoi sospetti si concentran­o subito sul ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con il quale c’è una freddezza nata anche dal non avere informato la Farnesina in tempo reale della liberazion­e di Silvia Romano. L’ex leader del Movimento avrebbe convinto Vito Crimi e il ministro Nunzia Catalfo a fare un passo indietro. Conte si attiva subito e parte un giro di telefonate con tutti i ministri coinvolti: «Cerchiamo di trovare una soluzione ragionevol­e», spiega ai partecipan­ti. Ma le posizioni restano ferme.

L’uscita del ministro dell’economia Roberto Gualtieri, alle otto di sera, lascia interdetti anche molti dei 5 Stelle. C’è stato un nuovo cambio di linea, si chiedono? Perché

Gualtieri dà per certo un accordo che, almeno sui social, era saltato. Ma il ministro non ha ottenuto il via libera dai 5 Stelle. Sta solo enunciando la verità, e cioè che quell’intesa notturna non era stata messa in discussion­e ufficialme­nte da nessuno, che non c’era stato nessun tavolo per modificarl­a. È quasi una sfida ed è la stessa sfida che lancia il ministro Teresa Bellanova, pronta a lasciare il suo posto in casi estremi: «Venite a dircelo in Consiglio dei ministri che non volete combattere il lavoro nero».

Del resto la Bellanova si fa forte anche della promessa strappata al premier Conte e cioè del fatto che la regolarizz­azione dei migranti sarebbe entrata all’interno del decreto Rilancio. Per questo non parla,

Le tappe

L’immunità penale M5S contro l’immunità per il datore di lavoro che si autodenunc­ia I dem: non si revoca

per questo cerca a lungo un’intesa, accettando anche modifiche, pur di salvare la regolarizz­azione dentro il decreto.

Alle accuse di voler tutelare i «caporali» con lo scudo penale, Iv e Pd rispondono rilanciand­o alle agenzie quella parte dell’intesa nella quale si esclude l’immunità per i datori di lavoro indagati o condannati per reati legati al caporalato. Soprattutt­o da Italia viva sono infuriati: «Ma chi comanda tra i 5 Stelle? Ognuno dice la sua opinione e non si sa più con chi parlare. La verità è che sono nel caos e vogliono alzare un polverone per fare uscire la regolarizz­azione dal decreto e mandarla a morire su un binario morto».

A placare gli animi interviene ancora il premier e in serata si comincia a intraveder­e qualche spiraglio. Dai 5 Stelle, alle 22, filtra una qualche apertura: «Il testo è migliorato, ma non è ancora stato trovato un accordo. Certo, non sono cose di piccolo conto che mancano, ma qualcosa si sta muovendo».

Del resto, l’alternativ­a sarebbe uno scontro frontale in Consiglio dei ministri tra i 5 Stelle e Italia viva. Non proprio un bel viatico mentre arriva la mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede con Matteo Renzi in posizione attendista e non propriamen­te

La promessa Bellanova ha strappato al premier la promessa di avere la sanatoria nel decreto Rilancio

in posizione favorevole al Guardasigi­lli. Conte non può permetters­i altri elementi di fibrillazi­one dell’esecutivo e uno scontro sarebbe fatale, anche perché stavolta al fianco di Italia viva ci sono anche le altre forze del centro-sinistra, dal Pd a Leu.

Per questo i manovrator­i tornano a sentirsi e a cercare una mediazione, per questo il Movimento sembra tornare sui suoi passi e si dice pronto a risedersi al tavolo per accettare la regolarizz­azione in cambio di una qualche concession­e. I 5 Stelle vorrebbero la revoca dell’immunità penale per il datore di lavoro che si autodenunc­ia. «Figuriamoc­i — rispondono dal Pd —. Senza non avrebbe senso tutta la normativa».

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Una prima scadenza fissata per Pasqua (12 aprile) non viene rispettata. Il 23 aprile il Consiglio dei ministri già convocato per approvare lo scostament­o di bilancio necessario a recuperare le risorse per il «decreto aprile» viene rinviato per i contrasti tra M5S e il ministro Gualtieri

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