Corriere della Sera

Meno di mille persone ricoverate in terapia intensiva In Lombardia salgono i malati

Nei reparti di emergenza è il dato più basso da due mesi Continua a calare il numero dei contagiati: sono 744 I pazienti guariti aumentano di 1.401, quelli deceduti di 179

- Mariolina Iossa

Sotto quota mille le terapie intensive per la prima volta dal giorno della «chiusura», ormai due mesi fa. E ancora in calo, anche questi da domenica per la prima volta sotto il migliaio, i casi positivi: sono infatti 999 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, con una diminuzion­e di 7 persone, e 744 i contagiati, il giorno prima 802. La metà di questi casi però è in Lombardia e Piemonte, che restano le due sole regioni dove il trend fatica a stabilizza­rsi.

In particolar­e, in Lombardia i casi positivi risalgono, con un aumento di 364, mentre domenica erano 282. Dopo tre giorni consecutiv­i di discesa, c’è quindi da registrare per la regione più colpita questa nuova risalita anche se il numero di tamponi effettuati ieri è stato di 7.508, il giorno prima 7.369.

Il virus insomma arretra quasi ovunque, l’epidemia è sotto controllo dappertutt­o ma le due regioni più colpite sono da tenere sotto osservazio­ne. Inoltre, è bene rimarcare che i dati della Protezione civile, che raccoglie i numeri inviati dalle regioni, non danno ancora indicazion­i sulla fase 2, che è di fatto cominciata timidament­e una settimana fa, con una intensific­azione della circolazio­ne da giovedì.

Per avere un’idea di come stanno andando le cose bisognerà aspettare i tempi dell’incubazion­e, che in queste settimane gli scienziati hanno indicato tra i 5 e i 14 giorni. Dopo la manifestaz­ione dei primi sintomi, c’è il tampone da eseguire e poi il responso. Di conseguenz­a, non possiamo avere indicazion­i sulla fase 2 prima della prossima settimana, dal 18 maggio in poi. Vista tuttavia la differenza di diffusione del contagio tra le regioni, il governo delegherà ai governator­i la gestione della fase 2.

Crescono purtroppo le vittime, sono 179, domenica erano 165. In Lombardia 68 deceduti, il giorno prima erano 62. Il prezzo in termini di vite umane è altissimo: 30.739 dall’inizio dell’epidemia, con un’elevata probabilit­à che molte persone, soprattutt­o anziani nelle case di riposo e nelle strutture di lungodegen­za, siano decedute a causa del virus ma non sottoposte a tampone e quindi escluse dai numeri ufficiali. Di questi 30.739 morti, 15.054 sono in Lombardia, quasi la metà, il resto concentrat­o tra Piemonte, oltre 3.350, Emilia-romagna, oltre 3.850, Veneto, quasi 1.700, e Liguria, quasi 1.300. Ieri però in ben cinque regioni non è stato registrato alcun decesso: sono il Molise, la Basilicata, la Valle d’aosta, la Sardegna e la provincia di Bolzano. I malati di cui si ha certezza sono 82.488, 836 in meno, i guariti e dimessi 106.587, 1.401 in più, ma il giorno prima erano stati 2.155.

Nel mondo intanto, ha detto ieri il generale dell’organizzaz­ione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesu­s, «sono stati registrati 4 milioni di casi» ma dai primi studi sierologic­i emerge che una percentual­e relativame­nte bassa della popolazion­e ha anticorpi contro Covid-19, «il che significa che la maggior parte della popolazion­e è ancora suscettibi­le al virus. Occorre continuare a tenere un occhio vigile sul virus».

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(Lapresse) Roma I controlli in strada dei vigili urbani al Testaccio

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