«Cure al plasma, mortalità calata al 6%»
La mortalità per coronavirus nelle terapie intensive passata dal 13-20% al 6%. È uno dei risultati dello studio pilota lombardo sull’uso del plasma dei guariti per curare i malati di Covid-19. Iniziato il 17 marzo e concluso l’8 maggio, ha coinvolto 46 pazienti. Sono stati «arruolati» tra Mantova e Pavia, uno da Novara. Sette erano intubati, tutti avevano necessità di ossigeno, non erano in età avanzata. I dati sono stati presentati ieri dal presidente della Lombardia Attilio Fontana, dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera e dagli esperti del Policlinico San Matteo di Pavia e dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. Anche il ministero della Salute è interessato a questa terapia. «Ho avuto un colloquio telefonico con il ministro Speranza — dice Fontana —, mi ha confermato che il governo ha dimostrato particolare interesse per proseguire questa iniziativa e che a sua volta ha indicato come due punti di riferimento l’università di Pavia e quella di Pisa, con ulteriori secondari ma non meno importanti sperimentatori Mantova, Brescia e Bergamo. E gli Usa stanno già utilizzando la terapia». La Lombardia intende ampliare lo studio e creare una banca del plasma iperimmune. Si partirà richiamando tutti i guariti passati dagli ospedali «affinché vengano a donare il plasma dopo aver verificato il livello di anticorpi», dice l’assessore Gallera. Poi toccherà ai donatori Avis delle aree più colpite dall’epidemia da coronavirus.