Un ragazzo, 86 contagi Il super-diffusore di Seul riapre l’incubo in Corea
Le tre notti di un 29enne nei locali della movida hanno acceso un nuovo focolaio nel Paese modello: chiusure nella capitale, rinviata l’apertura delle scuole
mia carta di credito sono stati passati alle autorità — ha detto al Guardian Lee Youngwu, uno degli avventori dei locali dove si è diffuso il contagio — se mi fanno il test la mia azienda saprà che sono gay. Perderò il mio lavoro e sarò umiliato». Il primo ministro, Chung Sye-kyun, ha invitato la popolazione «a non criticare una certa comunità perché questo non servirà a fermare la pandemia».
Ieri il governo ha deciso di rinviare la riapertura delle scuole, prevista per domani: «Una decisione inevitabile» ha detto il vice ministro dell’istruzione Park Baeg-beom. Una doccia fredda per la popolazione. Soltanto la scorsa settimana i contagi sembravano azzerati, tanto che il governo aveva autorizzato un allentamento delle già blande misure di distanziamento sociale in vigore.
In totale, secondo i dati del Korea Centers for Disease Control and Prevention, sono a oggi 10.909 i casi accertati di coronavirus nel Paese asiatico, mentre per il quarto giorno consecutivo non si verificano nuovi decessi, a quota 256.
La vicenda del «super diffusore» evidenzia però che il virus può propagarsi rapidamente in qualunque momento anche in una nazione come la Corea del Sud, tra le prime ad essere colpita dalla pandemia, che si è distinta per aver affrontato l’emergenza in modo veloce ed esemplare.
Le peculiarità del modello coreano sono due: la protezione e il monitoraggio continuo del personale sanitario, ma anche l’attivazione precoce di un protocollo di tracciamento, test e isolamento delle persone venute in contatto con soggetti infetti.
«Trasformeremo questa crisi in un’opportunità», ha promesso ieri il presidente sudcoreano. Ma il timore è che arrivare a una situazione di stabilità sarà difficile a Seul come altrove. La scorsa settimana i ricercatori della Columbia University Mailman School of Public Health avevano messo in guardia dalle riaperture perché avrebbero inevitabilmente portato a «nuovi casi di contagio». Moon già pensa con preoccupazione a «una ripresa del virus in autunno» ma forse dovrebbe preoccuparlo più il presente.